Quiz calcistico ma destinato anche a chi non si interessa di calcio: se la settima squadra inglese incontra la settima squadra italiana e la squadra inglese ha investito 100 milioni di euro per la campagna acquisti in vista dell’Europa League mentre la squadra italiana ha investito zero rinunciando a rafforzarsi, chi vince tra le due?
Il calcio, in questo caso, è solo l’emblema del malcostume degli imprenditori italiani, sempre pronti a frignare per la scarsa produttività ma raramente disposti ad investire per aumentare questa benedetta produttività. Ed è ancora più grave perché l’imprenditore in questione è Urbano Cairo, proprietario del Torino Calcio ma anche del Corriere, della Gazzetta dello sport, dell’emittente televisiva La 7. I tifosi granata lo chiamano “braccino” per la sua scarsa generosità ma è considerato uno dei maggiori imprenditori italiani.
Di sicuro “braccino” è un simbolo per molti di loro. Per essere riuscito a conquistare molto spendendo poco, nel calcio e soprattutto al di fuori. Peccato che il confronto non si limiti al fronte interno poiché occorre essere competitivi sullo scenario internazionale. Ed allora se gli inglesi investono 100 e braccino 0, è normale che a vincere siano gli inglesi.
Come è normale che le imprese di altri Paesi siano più competitive se investono in tecnologie avanzate ed in capitale umano mentre le aziende italiane preferiscono sfruttare i nuovi schiavi (non solo allogeni ma pure indigeni) evitando accuratamente di rinnovare i macchinari. È normale che a vincere sia chi investe in ricerca e sviluppo e non chi va a piangere in tv perché lo Stato non finanzia la ricerca e sviluppo per regalare i risultati a tutti i “braccini” della Penisola. Che, in cambio, continueranno a battersi per far arrivare nuovi schiavi, senza professionalità e senza competenze in grado di far aumentare produttività e competitività.