Poteva bastare, nell’Italia del turismo dei furbetti, il taglio del toast a 2 euro e altri 2 euro per portare un piatto vuoto dove condividere la portata con la propria figlia? Certo che no. E dopo la Lombardia e la Liguria, è la volta del Piemonte. In particolare di quelle Langhe diventate patrimonio UNESCO. Dunque se si è diventati così importanti, è giusto che quella roba brutta e fastidiosa chiamata turista paghi il servizio. Ed il ristorante in questione ha fatto pagare 1,50 euro il cucchiaino in più concesso per l’assaggio della crema catalana.
Certo, il ristorante deve averlo acquistato, il cucchiaino. Ammortizzato ampiamente dopo averlo utilizzato migliaia di volte. E deve lavarlo. Difficile credere che utilizzi la lavastoviglie solo per 1 cucchiaino. Tra l’altro il cliente paga già il coperto, dunque le posate dovrebbero già essere contemplate nel prezzo. E poi, con quella cifra, in un outlet del casalingo compri tutto il servizio di cucchiaini.
Ma se un indizio è solo un indizio, due indizi sono una coincidenza, tre indizi rappresentano una prova. Anche perché il numero cresce quotidianamente. E si aggiunge il Veneto con la richiesta di 20 centesimi per un bicchiere di acqua del rubinetto. Neppure con l’alibi di essere filtrata. Macché, quella proprio del rubinetto.
Si può notare che i 4 esempi sono tutti al Nord. E nel caso delle Langhe il prezzo del prestito del cucchiaino è inserito in uno scontrino con prezzi più che accettabili. Dunque nell’idea di questi ristoratori non è la materia prima a rappresentare un costo da ribaltare sul cliente, bensì il servizio in sè. Legittimo, certo, ma lascia perplessi sulle motivazioni alla base della scelta del proprio lavoro.
Altrove, soprattutto al Centro e al Sud, prevalgono le proteste per i rincari eccessivi dei prezzi degli hotel, dei ristoranti, degli stabilimenti balneari.
Gli esponenti dei media neomeloniani, con incoraggiamento di alcuni politici miracolati, cavalcano una tesi semplice semplice: i prezzi sono esposti e se non puoi permetterteli, invece di protestare stai a casa.
Ineccepibile. Soprattutto per chi, avendo rinnegato tutto ciò che gli avversari hanno preteso venisse rinnegato, preferisce cancellare le colonie estive organizzate dal “passato regime”, i treni del mare, la scoperta delle vacanze, i torpedoni per la montagna. Quando c’era Lui, caro lei, non solo i treni arrivavano in orario, ma anche i proletari andavano in ferie.
Adesso no. Se guadagni poco, resti in città. Al caldo perché non puoi permetterti il condizionatore. E se anche potessi, sarebbe vietato per non favorire il riscaldamento globale. Ovviamente i neomeloniani che su Rete 4 rimpiangono i padroni delle ferriere ignorano che un lavoratore riposato e soddisfatto, dopo un periodo di vacanza, rende molto di più rispetto ad uno arrabbiato e stanco per aver dovuto rinunciare ad un paio di settimane al mare o in montagna.
Quanto agli operatori turistici che hanno un approccio da “tanti, maledetti e subito”, in molti casi guadagneranno di più con prezzi più alti, minor clientela e minor fatica. Ma altri scopriranno di aver sbagliato strategia. E si spera che nessuno intervenga per salvare, a spese pubbliche, chi ha speculato sulla voglia di vacanza.