Grattacielo Piemonte. Scusate il ritardo ma, dopo 18 anni, il nuovo Palazzo della Regione è pronto. Quasi pronto, insomma. Prima di Natale si installerà il presidente Alberto Cirio, prima della prossima estate sarà completato anche il trasferimento dei circa 2mila dipendenti. Nel frattempo, si spera, saranno risolti anche tutti gli intoppi che restano. Dal funzionamento dei cellulari, bloccati dal troppo cemento utilizzato in pieno contrasto con il progetto originale, sino all’orrendo cemento collocato sul piazzale d’ingresso invece della pietra di Luserna.
Cirio, ed anche il sindaco di Torino Lo Russo, hanno chiesto scusa alla città per gli inaccettabili ritardi nella conclusione dell’opera. E potevano ben farlo, poiché nessuno dei due è responsabile non solo dei ritardi ma anche e soprattutto degli scandali e degli errori commessi nella fase di realizzazione.
Ma se Cirio e Lo Russo sono innocenti, non lo è la politica. Al di là delle responsabilità personali di chi ha sbagliato – e non tutti in buona fede – la colpa della politica è di aver rallentato le opere (non solo questa) inventando norme assurde.
Comunque il Grattacielo Piemonte ora c’è e permetterà di risparmiare una ventina di milioni di euro all’anno che ora servono per gli affitti delle tante sedi ed uffici. Un’intuizione intelligente dell’allora presidente Enzo Ghigo, e parzialmente rovinata dai suoi successori.
Ma dal palazzo regionale si vede ora il buco nero dove dovrebbe sorgere la Città della Salute. Con la speranza che i lavori si concludano più rapidamente.