Fuga dai social? O, più semplicemente, fuga da Facebook?
Secondo alcuni analisti, infatti, dall’inizio del 2018 sino ad oggi solo il 30% degli iscritti avrebbe postato contenuti nuovi.
E sempre secondo queste analisi, entro fine anno si potrebbe assistere ad una vera e propria fuga di massa dal mondo virtuale di Zuckerberg
Ovviamente chi pubblica queste analisi lo fa per scopi assolutamente chiari ed evidenti, mirando ad attirare su altri social chi è ora presente su Facebook.
Al di là di questo, però, è vero che le continue censure a senso unico messe in atto dalla società di Zuckerberg stanno portando alla cancellazione definitiva di molti profili.
Se il social non è più un mezzo per entrare in relazione con altri utenti che condividono o meno idee e stil di vita e si trasforma, al contrario, in un tribunale che risponde al pensiero unico obbligatorio, è ovvio che va incontro a diserzioni di massa.
La stupidità di chi censura un quadro antico perché contiene un’immagine di nudo non può essere giustificata con l’affermazione che la colpa è di un algoritmo
Si tollerano messaggi violenti di un certo e unico tipo e si sospendono iscritti che utilizzano una parola vietata dai signori della morale e dell’ideologia con il supporto di solerti delatori che segnalano chiunque si permetta di uscire dai binari politicamente corretti.
È però difficile da ipotizzare una fuga di massa in così breve tempo. Anche perché mancano alternative credibili
Qualcuno, stanco delle censure e delle sospensioni, è migrato in un social russo, ma non può rappresentare una vera alternativa a Facebook sino a quando Mosca considererà il soft power come una inutile perdita di tempo. Altri hanno scelto siti di incontri più mirati, a seconda degli interessi e delle esigenze.
Ma il successo di Facebook era legato anche al suo essere, inizialmente, aperto a tutti, assolutamente generalista. Ed appare anche poco credibile una fuga dal mondo virtuale per tornare alla realtà di incontri personali.
Tra lavori sempre più parcellizzati, sedi che chiudono e che utilizzano personale che lavora da casa con connessione in rete, precarietà sociale, la comunità diventa sempre più un miraggio.
I social rappresentano non la soluzione ma un semplice palliativo
Forse, però, troppo pericoloso per un potere che odia le comunità e preferisce trattare con sudditi isolati.