Per tutti Rutger Hauer, morto mercoledì scorso all’età di 75 anni, è rimasto Roy, il replicante di Blade Runner di Ridley Scott, uscito nelle sale cinematografiche nel 1982.
Uno straordinario film che ha fatto epoca e che è riuscito a cambiare le regole del genere fantascientifico dalla sua uscita in poi. Anche Hollywood recepiva il filone Cyberpunk che da qualche anno spopolava nella letteratura, ambientando le vicende in un futuro sì tecnologico ma pressoché invivibile, tra palazzi fatiscenti e incessanti piogge acide.
Non è stato sufficiente che l’attore olandese recitasse in ben 75 film, alcuni dei quali anche piuttosto famosi come Osterman Weekend di Sam Peckinpah del1983, o The Hitcher – La lunga strada della paura, per la regia di Robert Harmon del 1986, o ancora La leggenda del Santo Bevitore di Ermanno Olmi, uscito nel 1988.
Nella pellicola di Scott, tratta da un racconto lungo di F. K. Dick dal titolo un po’ ridicolo che suonava pressappoco “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?”, il vero protagonista era Harrison Ford, fresco trionfatore di Guerre Stellari di Lucas e de I predatori dell’Arca Perduta di Spielberg. Ma “l’Olandese dagli Occhi di Ghiaccio” si prese tutta la scena, più ancora della splendida Darryl Hannah che nel film era la sua compagna. O della meravigliosa Sean Young, che ricopriva il ruolo di Rachel, e che dopo quell’interpretazione scomparve sostanzialmente dalle scene.
Era ambiguo e crudele, ma bello come una statua di Prassitele: ammesso che gli idoli dell’artista greco antico fossero biondi con gli occhi chiari. Ma la sua bellezza non aveva niente di efebico, il che gli permise di conquistare il cuore delle donne.
Pertanto di quel film tutti ricordiamo la scena finale, con quel monologo breve per quanto indimenticabile che iniziava con la frase “Ho visto cose che voi umani…”. Una frase che è diventata un tormentone, usato a tutte le latitudini, tra ironia e drammaticità.
Un monologo che si concludeva, ironia della sorte, con le parole “è ora di morire”. Il che ha richiamato alla mente di molti il fatto che il film era ambientato in una Los Angeles del futuro, e più precisamente nel 2019. Lo stesso in cui Hauer è effettivamente morto.
Chissà se nel corso delle sue ultime ore all’attore olandese è tornato, in qualche modo, in mente questo dettaglio?