Se il disastroso autogol di Salvini non verrà ribaltato, il centrodestra dovrà nuovamente cambiare pelle e provare a ripartire dal basso.
Potrebbe essere una grande opportunità per crescere su basi finalmente strutturate, mettendo fine alle bolle di sapone fanciullesche, divertenti ma di breve durata. Oppure potrebbe significare una sconfitta di lungo periodo nonostante le pessime prospettive per il Paese legate ad un governo Pd/5 Stelle creato dalla follia salviniana.
Ma ripartire dal basso significa cancellare tutte le conventicole che caratterizzano l’intera area, dai circoli della Garbatella ai cerchi tragici del sultano di Arcore per arrivare ai pasticciati vertici locali leghisti in troppi territori.
Una pulizia ed un rinnovamento non solo indispensabili, ma anche possibili, dal momento che la coalizione dei tre partiti, più il neo movimento di Toti, governa ormai in numerose regioni italiane. Però il primo passo consisterebbe nello spiegare ai politici locali che sono chiamati a governare, a compiere scelte politiche. Non sono soltanto degli amministratori di un mega condominio con il compito di badare alla pulizia delle strade ed al funzionamento delle lampadine. C’è anche questo, ma c’è molto altro.
Senza più il pensiero rivolto al governo del Paese, o ad una opposizione che mirava a far cadere l’esecutivo giallo verde pensando di sostituirlo senza difficoltà a prescindere dai numeri, si può iniziare a lavorare sul territorio, a contatto con le persone vere.
Si possono creare iniziative imprenditoriali, reti di distribuzione, centri di studio e di approfondimento in ogni settore. Si possono ideare appuntamenti culturali alternativi a quelli che potrebbero derivare da un accordo tra Fico e Renzi o Zingaretti. Si può davvero iniziare a cambiare il Paese, partendo dalle realtà locali.
Oppure si può restare fermi, con le immutabili nomenklature, protestando contro i cattivoni che pretendono di governare solo perché hanno i numeri per farlo.