“La maggioranza degli italiani è contro questo governo”, assicurano i rappresentanti dei partiti di centro destra. Ma forse non è proprio così, se ci si basa sempre e soltanto sui sondaggi.
È vero che Lega (33,4%, secondo Swg) e Fdi (7,2%), insieme, supererebbero la fatidica soglia del 40% e, dunque, potrebbero governare. E non va dimenticato l’apporto della formazione di Toti che, a sorpresa, supera già il 2%.
Ma sul fronte opposto la somma di Pd (22,1%) e Movimento 5 Stelle (21%) è praticamente allo stesso livello. Che cresce ulteriormente con l’apporto della sinistra, dei Verdi e del partito di Bruxelles della Bonino: tutti al di sopra del 2%.
Non è chiaro dove andrebbero collocati i resti di Forza Botulino, precipitati al patetico 5%. Esponenti come Carfagna, per non parlare dei vari Miccichè sparsi per Isole e Continente, non hanno nulla a che fare con un centro destra per quanto in versione conservatrice e liberista.
È vero che anche sul fronte opposto non sarà facile tenere insieme il Pd con i pentastellati. Facilissimo con personaggi come Fico, o come Di Stefano pronto a considerare “leggenda” la vergognosa vicenda di Bibbiano pur di difendere i nuovi compagni di viaggio. Ma non tutti gli elettori sarebbero disposti a votare per una siffatta alleanza, per un accordo con Renzi e Maria Elena Etruria. Vanno bene i giochi di palazzo per tutelare interessi personali, meno bene quando le periferie dovranno nuovamente fare i conti con gli effetti dell’invasione in termini di case popolari assegnate agli stranieri, con i posti negli asili nido riservati agli stranieri, con la delinquenza nelle strade non contrastata da magistrati anti italiani.
Difficile che questi “ultimi” italiani si entusiasmino per Fdi in versione confindustriale, padronale, liberista.
Dunque è probabile un nuovo rimescolamento delle carte, favorito da un ritorno al sistema proporzionale puro, come vorrebbe Renzi per dar vita al suo partito personale. In modo che qualsiasi governo abbia bisogno del sostegno dei vari cespugli che, con percentuali minime, possono avere un potere di ricatto enorme. Si torna ai pentapartiti, alle geometrie variabili in funzioni di pretese dei singoli parlamentari.