Ma il diritto di una popolazione a scegliere il proprio destino o, perlomeno, il candidato alle elezioni regionali? Gigino Di Maio in versione ruota di scorta lo ha negato ai pentastellati umbri.
Perché, perfettamente consapevole che gli iscritti al Movimento 5 Stelle dell’Umbria avrebbero bocciato l’accordo con il Pd, il vertice della piattaforma Rousseau ha deciso che a votare sarebbero stati tutti i pentastellati di ogni parte d’Italia.
Certo, è ovvio che i militanti della Valle d’Aosta e della Lucania siano perfettamente informati sulla situazione di Foligno. E qualcuno può impunemente dubitare che ad Otranto conoscano a menadito le vicende di Orvieto?
Una buffonata, insomma. E dal momento che gli elettori del Movimento 5 Stelle sono meno cialtroni dei loro dirigenti, era inevitabile che la partecipazione fosse modesta: 35mila votanti in tutta Italia. Per appoggiare il bis Conte avevano votato in 80mila. E l’80% aveva sostenuto il governo rosso giallo. Ora si è scesi al 60% di consensi per la pagliacciata in Umbria, il 60% dei votanti pentastellati in Italia, non in Umbria. Tanto per evidenziare una spaccatura all’interno del Movimento che diventa ogni giorno più evidente.
Beppe Britannia sta sfasciando tutto. Secondo Sgarbi lo fa per ottenere l’appoggio del Pd nell’inchiesta che coinvolge suo figlio. E si sa perfettamente quanto conti il Pd tra i magistrati. Forse, però, la distruzione del Movimento rappresenta solo l’atto finale di una iniziativa che doveva solo servire ad intercettare parte della sacrosanta protesta italiana contro le criminali politiche economiche e finanziarie imposte da Bruxelles e dagli speculatori internazionali. Compiuto il suo compito, Beppe Britannia può tranquillamente eliminare il suo soggetto politico.
Con la complicità di Di Maio, ma con la presa di distanza da parte di Di Battista. Ed allora si spiega perché Beppe Britannia abbia scelto, come guida di facciata dei 5 Stelle, non il coriaceo Dibba ma l’inutile Di Maio. Privo di personalità, malleabile, di buon comando (come si sarebbe detto un tempo). Di Battista no, osava pensare per conto proprio. Osava protestare, osava invitare alla coerenza. Ed ora, nel momento in cui Beppe Britannia e Di Maio distruggono tutto, Dibba si ritrova sempre più spesso con l’appoggio di un altro eretico, quel Pietrangelo Buttafuoco che, dalle colonne del Quotidiano del Sud, ha invitato il filosofo Galimberti a tacere invece di proferire sciocchezze sul conto di Di Battista. Non è la prima volta, non sarà l’ultima.