La coerenza, in politica, pare una brutta malattia da evitare ad ogni costo.
Così, per mesi, la gauche caviar italiana ha spiegato che, per evitare il ripetersi del successo dei populisti e dei sovranisti (Salvini e Meloni) sarebbe stato necessario eliminare il suffragio universale e riservare il voto ai super laureati, a chi aveva almeno un paio di master all’estero, ai tecnici considerati infallibili dalla gauche caviar.
Poi, però, è cambiato tutto. E di fronte alla prospettiva di poter intercettare il voto dei ragazzi gretini scesi in piazza per occuparsi di ciò che ignorano, la sinistra radical chic ha cambiato versione: il voto anche ai sedicenni! Che non hanno master, non hanno lauree, non sono tecnici ma sono facilmente manovrabili. Il che è tutto da dimostrare, ma di fronte allo scarso entusiasmo che la sinistra al caviale suscita tra lavoratori sfruttati e precari a vita, almeno si può provare con ragazzini che, a 16 anni, possono ancora essere convinti dai media di servizio a disposizione.
Per lo stesso motivo la proposta ha spaventato buona parte del centrodestra reazionario e conservatore. Non per il timore di un voto affidato a impreparati ed irresponsabili, perché il livello medio dell’elettore italiano non è certo superiore. È sufficiente salire su un bus o su un treno, ascoltate i discorsi su una spiaggia o al ristorante per rendersi conto che un sedicenne non è poi molto peggio. Con la differenza che l’adulto impreparato ha comunque esperienza, sulla propria pelle, di tasse, lavoro, raccomandazioni, famiglia da mantenere. Il sedicenne no. Tra l’altro abbassare la quota della maggior età significherebbe permettere agli adulti di ogni età di avere rapporti sessuali con sedicenni.
Ma questo, al centro destra non interessa. Il timore vero è quello di non saper parlare ai sedicenni. Perché i discorsi di Berlusconi non affascinano neppure come fiabe del nonno rimbambito. Perché i problemi di potere interni al circolo della Garbatella non mobilitano i ragazzini di Cantù. Perché i sedicenni non si entusiasmano per i proclami leghisti a favore degli industriali.
Dopo aver colpevolmente lasciato nelle mani degli avversari il cinema, le tv, l’editoria (non basta possedere Mediaset quando le scelte editoriali vanno in direzione politica opposta), la musica, i videogiochi, la scuola, ora ci si accorge che i ragazzi seguono il pifferaio magico creato da chi controlla e gestisce il loro tempo libero. Dunque – non sapendo contrastare i social, gli organizzatori di eventi (e rifiutandosi di sostenere le rare esperienze ideologicamente vicine al di là di coraggiosi tentativi in Trentino), gli influencer, gli opinionisti e compagnia varia – il centrodestra ottuso si limita ad auspicare che i ragazzi non possano votare. Sino a quando non avranno capito il senso dello sfruttamento organizzato dalla gauche caviar. E prima di accorgersi che assomiglia molto allo sfruttamento messo in atto dai predatori sostenuti dal centrodestra.