Arriva il periodo delle nomine che contano, quelle ai vertici delle aziende controllate e partecipate dallo Stato. E Renzi, immancabilmente, alza il prezzo. Minaccia, strepita, dice persino cose buone e giuste. Ma poi non arriva allo strappo finale.
Ovvio, non ha alcun interesse ad andare ad elezioni anticipate. È vero che il signore del Quirinale sarebbe pronto ad affidare l’incarico di formare un nuovo governo persino agli uscieri, pur di impedire una vittoria del centro destra, ma al bugiardissimo Renzi non interessa un governo degli uscieri, non gli garantirebbero le nomine che lui pretende.
D’altronde il bugiardissimo sa perfettamente che i veri posti di comando, in Italia, non sono quelli della presidenza di Camera e Senato. E neppure quelli ai vertici di molti ministeri. Contano molto di più le poltrone all’Eni (il vero ministero degli Esteri italiano), all’Enel, alle Ferrovie, a Leonardo, a Fincantieri. Però sono centri di potere che richiedono anche notevoli capacità. Per fare (male) il ministro dell’Istruzione è stata sufficiente Fedeli, per guidare l’Eni occorrono competenze, professionalità, anche coraggio e genialità.
Il bugiardissimo, nella sua hybris sconfinata, è convinto di disporre di una squadra di altissimo livello. Ovviamente non pensa ai compagni di partito. È troppo intelligente per credere che Gennaro Migliore o Teresa Bellanova abbiano grandi qualità. La sua squadra vera è quella individuata nella società civile.
Facile, forse troppo, pensare che l’altro Matteo abbia voluto evitare di arrivare al momento delle nomine per paura di dover presentare una lista di nomi inadeguati. Ma è altrettanto facile ritenere che la lista di Renzi, di Zingaretti, di Crimi non avrà il carattere dell’eccellenza assoluta. Eppure è proprio da queste nomine che dipenderà, almeno in parte, la ripresa dell’economia italiana o il suo ennesimo tracollo.
Uno scenario che mal si concilia con i giochetti da asilo Mariuccia che vedono Renzi contrapporsi a Giuseppi. Ovvio che non ci si possa illudere sulla presentazione di una serie di nomi da valutare con onestà e disinteresse. La democrazia italiana è questa, una miserabile serie di giochetti per conquistare più poltrone a danno degli alleati.
Mentre il centrodestra sceglie abitualmente un criterio opposto: indica i nomi di personaggi vicini alla sinistra per evitare critiche e polemiche. Tanto mica si fa politica per cambiare la società sulla base di una visione ideale del mondo.