Sono sorpreso da questa esplosione dei casi.
In un Paese normale basterebbe una dichiarazione di questo genere per obbligare un presidente del Consiglio alle dimissioni. Ma servirebbe dignità. Invece siamo in Italia e le dichiarazioni sono quelle dell’incapace Giuseppi, incollato alla poltrona. Un capo del governo non può essere “sorpreso” di fronte all’esplosione di casi che ripete quanto si è verificato altrove. E se si sorprende dovrebbe capire che è inadeguato al ruolo. O forse no, forse è perfetto per questi stramaledetti italiani.
Perché, anche in questo caso, il malcostume italico è emerso nel suo splendore. Evitiamo di occuparci dei magistrati che obbligano ad accettare migranti senza controllo: rappresentano una casta anti italiana, intenta a distruggere l’identità nazionale e sono, dunque, un corpo estraneo.
Ma è l’italiano medio quello che si merita Giuseppi. Quell’italiano furbetto che fugge dalle aree sotto controllo, fregandosene di provocare eventuali contagi. Quell’italiano furbetto che si intruppa in supermercati sovraffollati per accaparrarsi tutte le confezioni possibili di disinfettanti, fregandosene se agli altri non resta più nulla. Quell’italiano furbetto che, di fronte all’incetta di disinfettanti, scatta veloce come la Brignone e raddoppia o triplica i prezzi.
Quell’italiano maleducato che non ha trovato l’inutile mascherina ed allora, quando sale su un autobus affollato si sente in diritto di starnutire o tossire in faccia agli altri: ma la mano davanti al naso e alla bocca fa parte del retaggio di quell’educazione borghese che non è più di moda nell’era della globalizzazione. Quell’italiano maleducato che si merita Giuseppi e pure l’inutile Speranza perché ha bisogno degli spot in tv per imparare a lavarsi le mani. L’educazione borghese insegnava a farlo ai bambini piccolissimi, l’Italia del permissivismo non vuole che una simile imposizione turbi i pargoli.
E lo squallore dilaga, non solo tra la gente comune. Si meritano Giuseppi quegli amministratori locali del Sud che vogliono impedire l’ingresso a turisti e viaggiatori in arrivo dalle regioni del Nord. Scelta legittima per tutelare la salute dei propri concittadini, ma solo se accompagnata dalla dignità di rinunciare a tutti i trasferimenti economici dal Nord al Sud. Troppo comodo respingere le persone e tenersi i soldi.
Ma si meritano Giuseppi anche quegli amministratori del Nord che dimostrano di non sapere cosa fare, oscillando tra rigore e permissivismo. Si chiudono le scuole ma non gli uffici postali, perché i sudditi devono pagare le bollette anche se malati. Si vietano le attività sportive negli stadi ma non sulle piste da sci dove, alla partenza degli impianti, le code obbligano alla vicinanza con chiunque. E sugli autobus affollati si respira a pochi centimetri dal vicino. Tutti a piedi, allora? Una follia.
E si meritano Giuseppi i media di servizio che invitano a non drammatizzare e poi sono i primi a provocare il panico con servizi che paiono bollettini di una guerra persa.
Ci sono anche i sostenitori espliciti di Giuseppi. Quelli che spiegano che i migranti, essendo migranti, non possono portare malattie e tantomeno contagi. Quelli che spiegano che il coronavirus ha un tasso di mortalità inferiore rispetto alla normale influenza, ma sono troppo faziosi per capire che il virus cinese non è alternativo a quello influenzale e, dunque, chi crepa o si ammala per il coronavirus non sarebbe necessariamente morto per un raffreddore. Ma sono gli stessi che non hanno capito che chi viene assassinato dalla mafia nigeriana non sarebbe comunque morto a causa della mafia italiana.
Ed allora è giusto che l’Italia si tenga Giuseppi. D’altronde non si potrà mica andare a votare con il rischio di contagio. Un assembramento eccessivo ai seggi sconsiglia ogni elezione. Oppure si possono collocare i seggi nelle fabbriche e negli uffici, gli unici luoghi dove il virus non può entrare nonostante l’affollamento. Nel dubbio, però, meglio tenersi Giuseppi, italiano medio.