L’allarme dell’istituto superiore della sanità: le vittime del coronavirus potrebbero aumentare.
È il titolo comparso sulla Busiarda, il quotidiano torinese degli Elkann. Al di là dell’allarmismo o meno, è la stupidità del titolo che colpisce. Perché appare difficile che le vittime possano diminuire, a meno di ipotizzare resurrezioni di massa, al momento poco probabili.
È evidente che alla base ci sia una scarsa considerazione del lettore, la stessa considerazione che, evidentemente, unisce giornalisti e pubblicitari. Altrimenti non si spiegherebbe il geniale spot televisivo che avverte che una eventuale perdita di sangue dalle gengive potrebbe essere dovuta ad un problema delle gengive. Non sia mai che il teleutente possa pensare che le gengive sanguinanti siano legate ad un problema di emorroidi..
Ma è il livello generale della pubblicità che si sta abbassando. Soprattutto a livello di testi, di slogan. Il consumatore è considerato come un idiota, come un minus habens a cui va spiegata ogni cosa, anche la più ovvia e banale. Evitando accuratamente di farlo riflettere. Non è una peculiarità italiana. Per poter esportare il pandoro negli Stati Uniti, i produttori italiani sono costretti ad inserire nelle confezioni i disegnini sul corretto utilizzo dello zucchero a velo. Onde evitare che qualche consumatore lo sniffi.
È la globalizzazione dell’imbecillità. Transitata attraverso gli spot pubblicitari per approdare al giornalismo. E infine alla politica. O forse prima alla politica e poi al giornalismo, ma non cambia molto. Favorita, in ogni caso, da una scuola che non insegna, non educa, non forma, non prepara. Ma sforna slogan politicamente corretti, perfetti per garantire una massa di consumatori ignoranti.