Va bene, ci ha provato. Grazie lo stesso, ministro Franceschini. Perché, questa volta, il responsabile della cultura governativa aveva avuto un’idea giusta, intelligente.
I musei sono chiusi per i rischi di Elsavirus? Ed il ministro ha chiesto alle emittenti televisive di trasmettere qualche programma di buon livello, che si occupi di letteratura, di teatro, di musica vera (niente Achille Lauro, insomma).
Immediata l’adesione delle tv pubbliche e private. Con la programmazione di altissimo livello culturale a base di D’Urso e Venier. D’altronde è questa la cultura televisiva propinata quotidianamente, e da anni, al popolo italiano. Programmi spazzatura come Uomini e Donne, come la Pupa e il Secchione. Ma l’elenco è sterminato.
Forse è persino meglio così se poi, quando si finge di fare cultura storica, si arriva ai servizi di Olla. E non basta certo il pur ottimo Philippe Daverio a riequilibrare la situazione.
Ma, in fondo, il buon Franceschini si illude. Il popolo italiano, proprio quello degli ottosettembristi, non fugge soltanto di fronte ai pericoli ma anche di fronte alla cultura. I programmi più seguiti sono le Isole dei finti famosi, le case di sfigati pseudo vip. Per la cultura esistono già canali dedicati che hanno ascolti estremamente limitati.
Non c’è da stupirsi. Dalla scuola italiana escono eserciti di semianalfabeti che non provano alcun piacere ad ammirare un Tiepolo o ad ascoltare Bach. Magari si affollano per una mostra che non capiscono, ma solo perché è moda, perché è un evento e, dunque, bisogna esserci. Che si tratti di impressionisti o di un funerale ripreso dalle tv, di un concerto con musiche di Vivaldi o di uno show dell’ultima influencer, è lo stesso. Basta esserci per raccontarlo e per mostrare il selfie di rito.