L’intelligente analisi di Mariano Allocco sullo “Stato di eccezione” ha aperto un fronte di discussione che va oltre l’emergenza sanitaria. E le perplessità non sono emerse soltanto tra le ali estreme dello schieramento politico ma anche tra esponenti politici un tempo definibili come “centristi”.
Le perplessità non riguardano tanto le scarse competenze di Conte, “abituatosi a fare da condottiero senza averne le qualità”, come scrive Luciano Caveri, ex presidente della Regione Valle d’Aosta (l’unico a non avere avuto problemi giudiziari negli ultimi anni), quanto le conseguenze di questo servilismo suicida del gregge italiano.
Oggi le pecore accettano le ordinanze liberticide in nome della salute, domani accetteranno ogni limite ai propri diritti in nome dell’emergenza economica. E poi, in fondo, che se ne fanno dei diritti? Giorgio Gaber ironizzava su una assurda ricerca di libertà individuali, quelle assimilabili ai diritti civili ma non solo, per poi concludere amaramente: “Ma con tutte le libertà che avete, volete anche la libertà di pensare?”.
No, il pensiero è una malattia ormai sconfitta. Ma ora lo Stato di eccezione permette di andare oltre, di sconfiggere anche i finti diritti concessi alla plebe. Ve li abbiamo dati, ora ve li togliamo. Il principe dà e toglie a suo piacere. Concessioni, non diritti. E se si decide che una cena in pizzeria per tutta la famiglia è un pericolo per la stabilità finanziaria del Paese, le pizzerie verranno chiuse o riservate alla casta ed ai turisti.
Non è importante che Conte non abbia le qualità per guidare lo Stato di eccezione e che la sua squadra sarebbe imbarazzante anche in un normale liceo agli scrutini del primo anno. Tanto non sono loro a decidere. Lo si è visto con l’ennesimo decreto, dettato da Confindustria (dove le menti fini non abbondano). Si chiude tutto purché tutto resti aperto. Il giornalista Andrea Cascioli spiega, scherzando, che in pratica chiuderanno solo i produttori di candelabri antichi ed i palafrenieri. Ma anche loro avranno 3 giorni di tempo per adeguarsi.
C’è da immaginare cosa succederà quando da Viale Astronomia partiranno gli ordini per lo Stato di eccezione per l’economia post virus. Taglio degli stipendi? Aumento delle ore di lavoro con retribuzione ridotta? Riduzione dei contributi perché chissenefrega delle future pensioni? Eliminazione delle misure contro gli infortuni sul lavoro? Eliminazione di Quota 100?
L’importante è che nessuno protesti, che nessuno si ribelli. Proprio come in questi giorni. Nel silenzio dei costituzionalisti, dei sindacati, dei sostenitori della Costituzione più bella del mondo. Anche la più ignorata.
Nel silenzio anche delle opposizioni. Perché strillare senza nessuno che ascolti equivale a stare zitti. E non avere a disposizione organi di informazione è una colpa, non una sfortuna.