Come si cambia, per non morire; come si cambia, per governare. No, non è una riedizione del brano di Fiorella Mannoia. È la nuova versione di Mario Draghi, pronto ad assumere la dittatura dell’Italia in preda all’emergenza. C’è chi vede in lui un novello Furio Camillo, altri temono il nuovo Coriolano. Per fortuna in Italia non si sa più chi siano l’uno e l’altro, così ci si pongono meno domande.
Indubbiamente le perplessità sono comprensibili. Draghi è uomo del Britannia, così come Savona che presiede la Consob. Un’accoppiata rischiosa, a prima vista. Beppe Grillo, altro reduce del famigerato yacht, è al momento fuori dai giochi, dopo aver imposto la fallimentare alleanza rossogialla. Britannia significa distruzione dell’Italia, svendita delle industrie pubbliche (grazie a Prodi), perdita di competitività, impoverimento generale.
E potrebbe andare pure peggio se passasse l’idea del Mes così come piace al Pd. Italia in mano alla Troika, fame, malattie, sfruttamento. Un quadro delineato da Giulio Tremonti in una recente intervista al Nodo di Gordio.
Però, appunto, Draghi pare aver cambiato rotta. E non di poco. Basta con il rigore, stupido e fallimentare, via libera ad un maggiore indebitamento. Ma con la prospettiva non di rubare i risparmi degli italiani per ripagare questo debito contratto all’interno dei meccanismi europei, bensì di cancellarlo.
Perché per rilanciare l’Italia e l’idea di Europa non servono nuovi sacrifici ma nuovi investimenti. Serve una crescita virtuosa, non una decrescita infelice che significa povertà e disperazione. Una crescita che non significa speculazione edilizia, inquinamento incontrollato per ridurre i costi industriali, sfruttamento della manodopera, incremento dell’immigrazione per disporre di nuovi schiavi.
Coriolano o Furio Camillo, in ogni caso non potrà rilanciare il Paese con le solite ricette confindustriali.
Quanto alla politica, Draghi dovrà confrontarsi con partiti che non sono stati in grado di proporre una seppur modesta e miope visione del futuro. Si confronterà con il nulla cosmico. Le riforme di cui aveva bisogno l’Italia erano strutturali, riguardavano la vita di tutti: l’ambiente, il lavoro, la salute, la cultura, le grandi infrastrutture, il risparmio, il modello di sviluppo. Invece è arrivato il taglio delle poltrone, il controllo sulle idee, la censura, l’esercito industriale di riserva.
Inevitabile che l’ex uomo del Britannia sia guardato ora come il salvatore della patria. Come l’uomo in grado di mettere in riga gli euro sfruttatori. Oddio, i media di servizio erano riusciti a far passare come salvatore della patria pure il grigiocrate Monti, quello che cercò di portare a compimento la distruzione dell’Italia. Draghi, perlomeno, in questa fase dichiara l’opposto rispetto a Monti. Non è una garanzia, ma non è comunque poco.
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Temo siamo di fronte all’ennesima incarnazione dell’uomo della provvidenza che tanto piace a noi italiani…Draghi ha detto quello che vorremmo sentirci dire, ci ha rassicurati, ci penserà lui a risolvere la crisi economica e sociale che ci attende finita quella sanitaria, basta lasciarlo fare…si è intelligentemente candidato ad incarnare quella fase di emergenza economica che ci viene prospettata come inevitabile conseguenza dell’attuale stato eccezionale di limitazione della nostre libertà di cui Lei ha scritto alcuni giorni fa…spero di sbagliarmi ma non mi fido