Il lìder minimo ha deciso di fare a meno dell’opposizione. Non che sia una grande perdita, visto il livello delle proposte. Però, nel dubbio, il dittatore dello Stato Libero di Bananas procede per decreti, senza passare per le aule sorde e grigie del Parlamento.
Affidandosi ad una comunità scientifica ridicola e ad una ricca squadra al servizio di interessi anti italiani per la Fase 2.
In una situazione di questo tipo, senza alcuna possibilità di incidere concretamente sulle scelte del lìder minimo e dei suoi datori di lavoro, un’opposizione seria si dedicherebbe alla preparazione di un documento per definire il futuro del Paese e la sua collocazione in uno scenario europeo e mondiale.
Approfitterebbe della dittatura per studiare, per analizzare, per approfondire. Per comprendere i propri (tanti) errori. Si interrogherebbe sul perché non è in grado di comunicare. Proverebbe ad individuare i settori su cui si deve puntare per rilanciare l’Italia. Proverebbe a scoprire quali sono le realtà di alto livello politicamente più vicine o, per lo meno, non troppo lontane. Si confronterebbe con i tanti gruppi, sparsi in tutto il Paese, che si occupano di economia, di studi internazionali, di ambiente, persino di cultura (qui, Pavlov docet, scatta il terrore nelle opposizioni). Che fare per l’industria, per il commercio, per l’agricoltura, per gli artigiani, per l’ambiente, per i trasporti, per la musica, per l’arte, per il cinema, per lo sport, per il turismo, per la sanità. Quali tecnologie, quali alleanze internazionali, quali rapporti con l’Europa, come muoversi per import ed export, come cambiare magistratura e scuola.
Risposte che non possono arrivare da una maggioranza composta da partiti nemici degli italiani, sostenuti da una casta ancor più anti italiana.
Però non serve un’opposizione nazionale che, in una fase in cui non conta nulla e non incide su nulla, insiste con slogan e con proposte demagogiche. Perché gli stessi slogan e le medesime proposte demagogiche caratterizzano i partiti che sono al governo nazionale ma all’opposizione nelle Regioni. Con la differenza che gli attacchi contro i governi regionali sono sostenuti ed amplificati dai media di servizio. Quei media che stigmatizzano ogni critica rivolta al divino lìder minimo.
È così difficile rendersene conto? Certo è difficile rinunciare all’arroganza e degnarsi di ascoltare chi, sul territorio, dimostra maggior competenza rispetto ad eletti poco preparati. I circoli di potere non devono essere disturbati. In fondo è lo stesso principio messo in atto dal lìder minimo nei confronti delle fastidiose, ma inutili, mosche dell’opposizione.
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Carissimo Augusto, un articolo che condivido pienamente e confermo che ogni volta che si è bussato a sezioni, fazioni, associazioni politiche e pseudotali proponendo gruppi di lavoro, di ricerca, conferenze di studio da cittadini con le proprie competenze, oppure ogni che sul piatto sono state portate proposte sempre si è allontanato chi proponeva fattivamente, chi voleva studiare e approfondire. Basta vedere il livello dei leaders che nulla ha a che vedere coi loro predecessori non solo per cultura, per stile, per capacità, per oratoria, ma nemmeno a livello di buona fede nel sentimento e volontà. Dove c’è la volontà c’è la via. Pur è vero però che molti intellettuali che potrebbero scelgono l’individualismo e il protagonismo della conferenza, ma non l’impegno della ricostruzione oppure sono pavidi oppure sono liberisti chiedendo il prezzo. Molto tempo fa bastava l’onore.