Ha strillato, l’opposizione, contro le nomine dei vertici delle aziende che fanno capo allo Stato, a partire da Eni, Enel, Leonardo-Finmeccanica. D’altronde si conoscevano benissimo i tempi dei rinnovi di presidenti ed amministratori delegati, non era certo una novità. Senza dimenticare che buona parte dei personaggi in carica erano già stati scelti da Renzi e compagni, dunque non si è registrato un grande cambiamento.
Certo, il Movimento 5 Stelle è riuscito a piazzare qualcuno dei suoi ma ha sorpreso soprattutto il successo ottenuto dal partito guidato da Travaglio, attraverso il Fatto Quotidiano, che ha imposto le sue candidature al di là delle preferenze dei pentastellati ufficiali.
Ma non si capisce la finta indignazione delle opposizioni. Le nomine le decide la maggioranza, sia a livello nazionale sia a livello locale. Forse è proprio questo che ha infastidito il centrodestra, abituato a farsi dettare le nomine dal centrosinistra anche nelle Regioni guidate da Lega, Fdi e Forza Botulino. Non proprio un grande problema, dal momento che le scelte del centrodestra vanno comunque a premiare personaggi che hanno appena finito di flirtare con il centrosinistra o che sono pronti a farlo non appena terminerà la fase positiva per leghisti e meloniani.
Perché il centrodestra, a differenza degli avversari, non ha ancora capito che un Paese, o una Regione e un Comune, si governa attraverso i corpi intermedi, attraverso la gestione degli infiniti centri di potere. Dalle fondazioni bancarie alle associazioni che controllano la cultura, dalla sanità alla guida delle associazioni di categoria, dalle Camere di commercio alle Case popolari.
Le rare volte in cui le scelte sono autonome, interviene immediatamente la disinformazione di servizio per massacrare mediaticamente chi non è allineato con il pensiero unico obbligatorio.
Perché il centrosinistra ha un controllo ferreo sui media al proprio servizio. Senza bisogno di “editti bulgari” si cambiano i direttori dei quotidiani come si cambiano le mutande. Ai conduttori di John Elkann non andava più bene la direzione di Repubblica, troppo estremista in una fase in cui serve la vaselina per massacrare gli italiani? Benissimo, si caccia il direttore, lo si sostituisce con il dem Usa Molinari che abbandona la Busiarda (organo dei clintoniani) dove arriva Giannini, neopartigiano nemico dichiarato non solo delle destre ma soprattutto dei loro elettori. Non proprio la garanzia di una informazione super partes. E dalla Busiarda parte anche Mattia Feltri per andare a dirigere HuffPost, altro baluardo contro ogni destra.
Giusto così, è così che si muove chi vuole governare, gestire, guidare. Chi va oltre gli slogan, chi fa sistema tra tutte le strutture informative di area. E le sostiene garantendo visibilità e pubblicità nonostante il continuo calo delle vendite e dei lettori.
Il centrodestra strilla. E non fa nulla per frenare il calo dei consensi che aveva conquistato e che sta perdendo, giorno dopo giorno, per la propria incapacità di incidere nella società reale.