Il centrosinistra si rinnova. E lo fa attraverso nuove iniziative editoriali. Torna in edicola l’Avanti, storica testata socialista che ebbe anche un grande direttore e che ora si accontenta del redivivo Claudio Martelli. Un cartaceo quindicinale, per ora. Poi si vedrà.
Ma si annunciano movimenti anche sul fronte di Repubblica. Il quotidiano è passato sotto il controllo degli Elkann ed il vecchio De Benedetti ha dichiarato di voler fondare un nuovo giornale, prendendo proprio le firme di Repubblica a cominciare da Eugenio Scalfari. Forse si chiamerà “Villa Arzilla”.
De Benedetti sostiene che il nuovo corso di Repubblica trasformerà il quotidiano, ora diretto da Molinari, in una sorta di organo renziano. Dunque lui, De Benedetti, vuole ripartire da un altro giornale più sinistro, che sia ispirato dall’anpi, che sostenga i clandestini. La solita fuffa in stile gauche caviar, insomma, perché Capalbio è sempre Capalbio.
Perlomeno a sinistra provano a interrogarsi, si pongono dei dubbi, si lanciano in analisi. Perché il caos generale può portare a nuove aggregazioni, a nuovi spazi, a nuove avventure politiche. “Il dibattito no”, invocava Nanni Moretti. Ma a volte serve.
A destra no, non serve. Dopo aver cavalcato per mesi i sondaggi tv che davano le destre in crescita, ora assicurano che i sondaggi non sono credibili perché indicano una flessione consistente. Preparare un manifesto programmatico serio? Troppo faticoso. Contrastare l’offensiva mediatica della sinistra? In una prossima vita. Provare a chiedere al presunto alleato Berlusconi di non utilizzare il Tg5 per far la guerra alle destre (ed anche alla onestà storica)? Eccessivamente impegnativo. Olla per mille anni, se dipende dalle destre.
Si gioca solo di rimessa, sperando che il disgusto per i dittatorelli dello Stato Libero di Bananas porti ad un voto contro i partiti ora al governo. E fingendo di non capire, o non capendo proprio ma è persino peggio, che la base delle destre sarà profondamente disgustata del nulla assoluto dell’opposizione. E si regolerà di conseguenza.
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Effettivamente tra la Meloni e sodali, forse sembra più interessante Rizzo. Disgustoso il siparietto in autonomia di Fdi, idea di pseudo protesta lanciata da Salvini, ma ovviamente utilizzata da Fdi, ma era immaginabile per chi segue e conosce le loro vicende politiche. Quindi nulla di nuovo, visto pure che Berlusconi voterà pro Mes. Le destre coi loro orti perennemente spaccate, perennemente divise, perennemente inconcludenti. Perché? Forse perché una certa destra romana è frutto dell’insegnamento finiano, della politica romana, che poco guarda effettivamente a risolvere i problemi della Nazione. Divide et impera: ecco perché cavalcando in origine argomenti di destra è arrivato al potere il M5*. Ecco perché se vincono in una regione, poco dopo al governo ritorna la sinistra. E l’elettorato di destra ha preferito Salvini in molte occasioni sperando in maggiore concretezza e decisione, in coerenza, in merito. Eppure anche lì si vede stasi. Gli intellettuali si ritirano nei loro castelli o non sono considerati. I progetti non interessano, nemmeno i militanti. Eppure, dopo la sospetta morte di Giulietto Chiesa, il suo ultimo video indica una via, già indicata da altri prima di lui come Sermonti, ma non solo. La via, sempre cercata, ma mai trovata, per via di situazioni come l’ultimo siparietto romano, è l’unità in nome della libertà, della giustizia, delle conquiste sociali. Né destra, né sinistra ma Popolo Unito, basta frammentazioni sterili che favoriscono il Capitale. Eppure se non sarà la prossima miseria, la disperazione, la rabbia, la fame a trovare questa via, chi la troverà? E chi la cavalcare s’è infine? Non questa destra.