Andiamo verso un mondo virtuale. Internet sostituisce i rapporti personali.
Ce lo stanno ripetendo in ogni modo, ad ogni istante. E se fosse l’ennesima menzogna, ripetuta all’infinito dai media di servizio, per convincere l’ex popolo bue trasformato in popolo di pecore? O meglio, una imposizione fatta passare per informazione. Un cambiamento obbligatorio per le masse, ma che non vale per chi controlla ed indirizza il gregge.
Accettare la scuola modello Azzolina significa impoverire ulteriormente il tessuto culturale italiano. Vuol dire, nella migliore delle ipotesi, trasferire ai ragazzi qualche nozione di base, quelle indispensabili per affrontare una vita fatta di lavoro sottopagato, di precarietà, di divertimenti programmati da altri, di accoppiamenti sempre più rari perché anche il sesso diventerà virtuale.
Ma le classi dirigenti – quelle vere, non chi si illude di essere importante solo perché ha un conto alle Cayman – faranno studiare i propri figli in scuole reali, dove il rapporto con i docenti è vero, dove i ragazzi si incontrano fisicamente con i propri coetanei, dove è possibile socializzare. Ed a casa la crescita continua in un confronto con genitori preparati, che trasmettono cultura e preparano i rampolli a gestire il potere.
Non è solo un problema scolastico. La call conference andrà bene per i quadri intermedi, per mettere a punto questioni pratiche, per inviare ordini ai sottoposti. Ma le decisioni vere, le scelte strategiche, gli accordi importanti, le alleanze: tutto questo non passerà per una videoconferenza ma attraverso incontri personali. In un ufficio, intorno ad una scrivania o ad un tavolo dei ristoranti che riusciranno a sopravvivere. Celebrando l’intesa con una stretta di mano o con un brindisi.
Il mondo reale contrapposto a quello virtuale. Il mondo di chi comanda sempre più lontano da quello di chi deve solo eseguire. E gli esecutori meno rapporti avranno tra di loro e meno rischi ci saranno per i decisori.