“La società parassita di massa”, la definisce Luca Ricolfi, sociologo non certo schierato con il centrodestra ma, non per questo, meno critico nei confronti dei disastri provocati dal lìder minimo e dai dittatorelli.
D’altronde, tragicamente, le analisi più feroci e puntuali stanno arrivando da personaggi come Cacciari e Saraceno, compagni di sicura fede e critici intransigenti dei demenziali provvedimenti del ministro Azzolina.
L’analisi di Ricolfi è impietosa. Preoccupante ma anche ricca di spunti per il dopo emergenza. Il problema è che, probabilmente, i parassiti sono felici di esserlo. Eppure, avverte il sociologo, l’elargizione di miliardi a pioggia da parte del governo rosso giallo provocherà un colossale impoverimento che andrà a colpire soprattutto i parassiti, i divanisti, i renitenti alla vanga. Disposti a ricevere anche un contributo inferiore pur di continuare a far nulla. In realtà qualcuno lavora, ma in nero. E la carità di Stato, pagata da chi lavora onestamente, serve solo ad integrare la retribuzione nascosta al fisco. Il tutto portando ad una concorrenza sleale nei confronti delle aziende corrette.
Ricolfi si illude se crede che un impoverimento dei renitenti alla vanga possa spingere i parassiti verso un lavoro. Comunque la ricetta del sociologo prevede una riduzione delle tasse, ma solo per le imprese, in modo da rilanciare produzione ed economia. Peccato che la produzione abbia bisogno di un mercato di sbocco e, se non si tutelano anche le famiglie, la domanda non può ripartire. Pura illusione pensare che l’export possa sostituire il mercato domestico. Quanto al mercato interno, è emblematica la risposta di una piccola imprenditrice intervistata in un Tg: “abbiamo sostenuto delle spese, dunque aumenteremo i prezzi”. Davvero il criterio vincente per favorire la ripresa.
Ricolfi sostiene che, per evitare di ritrovarci “sudditi come a Cuba, poveri come in Grecia”, l’Italia dovrà crescere almeno del 3% all’anno per poter pagare i debiti e per evitare il picco dello spread. Difficile raggiungere un simile obiettivo in presenza di una massa di divanisti e con imprenditori interessati solo ad aumentare i prezzi e ad assumere solo nuovi schiavi con retribuzioni da fame.
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