Neppure il terrore per il virus è servito per rilanciare la fiacca editoria italiana. Anzi, dopo aver millantato incrementi fantasmagorici delle copie di quotidiani venduti in edicola, sono aumentati gli editori che hanno annunciato tagli agli organici dei giornalisti, delle retribuzioni, dei collaboratori esterni.
Autocritica? Non pervenuta. Dunque la Gazzetta del Mezzogiorno rischia il fallimento (udienza la prossima settimana), l’Ansa vorrebbe ricorrere a 24 giorni di cassa integrazione per tutti i giornalisti e tagliare i compensi ai collaboratori, il Sole 24 Ore vuole ridurre del 25% il costo del lavoro dopo aver già ridotto i compensi dei collaboratori, Radio Capital vuole dimezzare il numero dei giornalisti, La Stampa riduce le retribuzioni con tagli agli straordinari ed amenità varie.
Si scopre, tra l’altro, che aver cancellato molte edicole nelle grandi città non ha favorito le vendite dei giornali. Davvero una grande sorpresa. Eppure i grandi strateghi erano convinti che i lettori si sarebbero entusiasmati a percorrere km per raggiungere un’edicola ed acquistare la preziosa copia di un quotidiano con sempre meno pagine.
Eppure gli editori continuano a giocare. Non soddisfatti di trastullarsi con gli stipendi dei lavoratori, si dilettano anche nel Risiko delle posizioni politiche delle loro testate. Così il gruppo Elkann ha cambiato il direttore di Repubblica per spostare il quotidiano verso un’area più renziana, provocando il mugugno di molti redattori. In compenso gli Elkann hanno spostato la Stampa (detta la Busiarda) su posizioni più oltranziste, verso la sinistra estrema e più becera.
In questo modo si è creato uno spazio dove si è infilato De Benedetti senior che, in autunno, uscirà con un nuovo quotidiano di sostegno al Pd. E senza il peso fastidioso di Lerner, approdato al Fatto.
E a destra? Il solito nulla. Mica si può investire in kultura ed informazione. Leggere è faticoso, scrivere anche di più.