Il libro dei sogni di Colao non piace agli Stati generali dell’economia voluti dal lìder minimo. Oddio, ai dittatorelli targati Pd non piaceva neppure l’idea degli Stati generali. Ma si sa che, per nascondere la serie di fallimenti, bisognava ben inventarsi qualcosa. Di totalmente inutile, certo, ma poi provvedono i media di servizio a far finta che sia una cosa seria.
Se la maggioranza che governa non fosse composta da personaggi diversamente colti, e se in Italia la scuola non fosse lo schifo che è, la convocazione degli Stati Generali dovrebbe preoccupare non poco. Perché, tradizionalmente, gli Stati Generali (creati in Francia all’inizio del Trecento) venivano convocati quando sua maestà era a corto di denari e si inventava qualcosa di nuovo per depredare i sudditi.
L’ultima volta, però, andò male. E Luigi XVI, che li aveva convocati, finì i suoi giorni sulla ghigliottina.
Il lìder minimo non rischia, non perché la testa l’abbia già persa, ma perché le pecore terrorizzate non oserebbero mai ribellarsi al pastore che campa proprio sul loro terrore. Fior di sedicenti rivoluzionari scrivono, sui social, di non essere ancora pronti per affrontare un viaggio in metropolitana. No, nessun rischio di ghigliottina.
Però qualche idea intelligente, ogni tanto, non farebbe male. Il problema di Colao è che ne ha fornite troppe, tutte insieme. E, come rileva correttamente Cottarelli, senza indicare la sostenibilità finanziaria. Probabilmente c’è stato un fraintendimento iniziale. Perché Colao ha presentato un libro dei sogni, con tutto ciò che sarebbe necessario per far ripartire l’Italia. Ma le scelte spettano ai politici, non ai tecnici. E le decisioni devono essere prese tenendo in considerazione costi e benefici, in un ambito di sostenibilità economica, finanziaria e sociale.
Ma se Colao ha sognato, non è che il governo abbia camminato sulla strada della realtà. Non è il caso di infierire su Azzolina per manifesta inferiorità, ma anche le altre misure si stanno rivelando dei completi fallimenti. A partire dalla regolarizzazione delle centinaia di migliaia di clandestini che non aspettavano altro che un lavoro regolare in agricoltura. Le domande sono scarsissime, l’emersione dal lavoro nero si è rivelata una bufala, il ministro che vantava la propria competenza nel settore ha dimostrato di non aver capito nulla.
Ma è una costante in ogni settore.
E allora è inutile illudersi sugli Stati Generali. Non produrranno miracoli e neppure la rivoluzione con ghigliottina annessa. Però qualche nuova tassa, nel solco della tradizione, si può sempre introdurla.