Il Financial Times invita gli alleati degli Usa a prepararsi alla vittoria di Biden alle elezioni presidenziali di novembre. Estote parati, vale sempre, in attesa che le guardie idiote della rivoluzione vietino anche il latino perché razzista, omofobo e chissà cos’altro.
In realtà FT più che invitare gli alleati si limita ad ordinare ai sudditi del futuro imperatore. Ed il primo ordine è sempre lo stesso: cacciate il grano, tirate fuori i soldi per sostenere la politica di aggressione degli Usa.
Che poi, in fondo, è la caratteristica precipua di ogni amministrazione Democratica. Il giornale americano indica già gli obiettivi, dall’Iran alla Palestina, dalla Russia alla Cina. L’Europa deve accodarsi e pagare, senza alcun diritto ad una propria politica internazionale. E, sulla Cina, i dem americani sono persino disposti a riconoscere a Trump il merito di aver frenato l’espansionismo di Pechino.
Ma se è chiaro quali siano gli interessi dei produttori americani di armi (missili, aerei e navi, non pistole e fucili), nonché quelli dei petrolieri Usa, non è per nulla chiaro perché l’Europa dovrebbe suicidarsi per far contenti i padroni d’Oltreoceano. Un problema che non riguarda l’Italia, del tutto priva di una politica estera e succube delle decisioni di Washington. Ma l’Europa sì, magari non come istituzione bensì come somma di Stati che, in questo caso, avrebbero interessi comuni.
L’Europa può ottenere vantaggi solo dal giocare su più tavoli senza asservirsi a nessuno. Ha interesse a stringere accordi con Mosca, per evitare che la Russia dipenda troppo dalla Cina dando vita ad un gigante euroasiatico in grado di condizionare l’Europa Occidentale. Ha interesse ad accordi con Pechino, perché non può ignorare la forza economica, politica e militare della Cina. E poi con l’India, con l’Iran, con i Paesi arabi, con l’Africa. E, naturalmente, con le Americhe.
Ma gli accordi non significano accettazione passiva degli ordini altrui. Si devono rifiutare i nocivi alimenti Usa ed i tossici prodotti cinesi, la concorrenza sleale delle fabbriche asiatiche e l’invasione di riso o di agrumi che spazzano via la nostra agricoltura.
Però, per trattare, occorre essere consapevoli della propria forza, del proprio ruolo. Scegliere Di Maio come ministro degli Esteri significa non volere un ruolo. Accettare passivamente le follie delle guardie idiote della rivoluzione significa volere essere schiavi della pattumiera ideale ed umana degli Usa.