È di nuovo l’ora dei “Non allineati”? Su Metapolitica e Nuove sintesi viene ripreso un intervento di Alain De Benoist (nella foto) che, a proposito del confronto – sempre più duro – tra Usa e Cina, termina ricordando che il francese era la lingua dei non allineati, “ed a questo ruolo deve ritornare”.
Dove è evidente che il filosofo transalpino non auspichi soltanto una riscoperta della lingua, ma soprattutto un recupero del ruolo dei Non allineati.
Ovvio che le sardine non abbiano neppure idea di cosa si tratti. Ma, probabilmente, in molti non ne abbiano mai sentito parlare. Il Movimento dei Non Allineati nasce, ufficialmente, nel 1961, con la partecipazione di 25 Paesi trainati da India, Egitto e Jugoslavia. Formalmente esiste tuttora, ma non incide più sulla politica internazionale benché i Paesi aderenti siano 120. Negli Anni 60, al contrario, avevano un ruolo rilevante nello scontro tra Usa e Urss.
L’Urss non c’è più, ma ora a contrastare Washington c’è la Cina di Xi Jinping, il “nuovo Mao” secondo Gennaro Sangiuliano. L’Europa, per De Benoist, sbaglierebbe a schierarsi con uno dei due contendenti ma, appunto, dovrebbe recuperare il ruolo di protagonista, rilanciando quel movimento dei Non allineati che sarebbe determinante per evitare che la situazione degeneri ed il conflitto esploda.
E ricorda, De Benoist, che la Francia di De Gaulle fu la prima a riconoscere la Repubblica popolare cinese. D’altronde, qualche decennio prima, fu l’Italia di Mussolini all’avanguardia nel riconoscere la Russia comunista.
Ma, tornando al tempo attuale, l’Europa non può permettersi di accettare un ruolo da zerbino degli Usa, a maggior ragione nel caso di successo di Biden, rappresentate dei guerrafondai yankee. Non è solo una questione militare od economica. Non possiamo accettare che il virus della demenza politicamente corretta Usa dilaghi in Europa azzerando ogni peculiarità culturale, ogni riferimento alle radici di ciascun popolo europeo. Le sardine, braccio armato del virus dell’ignoranza, non possono proliferare distruggendo l’essenza stessa dei popoli europei in nome dell’omologazione voluta dalle multinazionali americane. Meno sardine e meno McDonald’s.
Sul fronte opposto, però, non si può neanche accettare l’occupazione economica a cui aspira Pechino. Non basta che la Cina, a differenza degli Usa, abbia una cultura plurimillenaria con cui ci si può confrontare. Perché l’obiettivo di Pechino non è il confronto bensì l’egemonia. Che può passare anche attraverso il confronto con le culture europee, ma sempre all’egemonia mira. E se in Italia lo si sente di meno, è solo perché l’infimo livello della politica italiana non richiede neppure investimenti particolari per facilitare la penetrazione e l’allargamento dell’influenza cinese.
Dunque l’unica via è quella di una alleanza tra i Non allineati. Coinvolgendo America Latina ed Africa, Russia, India e Paesi Arabi. Offrendo anche all’Asia Centrale una prospettiva diversa dall’essere servi di un Biden qualunque.