Il lìder minimo ha iniziato il suo tour europeo convinto, in uno slancio di umiltà, di dare il via ad un momento storico. Probabilmente con la S maiuscola, sempre nel suo afflato di modestia che da sempre lo contraddistingue. Nella realtà va a chiedere soldi all’Unione europea, ma bisogna pur ammantare di gloria anche il semplice accattonaggio.
Nel frattempo l’Europa, quella che conta e che conosce la geopolitica, si interroga sugli scenari post Trump. Nella convinzione, quasi una certezza, che sarà Biden a guidare – per conto altrui, ça va sans dire – l’impero del male. Dunque occorre comprendere l’evoluzione della politica internazionale e, possibilmente, anticiparla. Curiosamente nessuno chiede lumi a Di Maio, ma si tratta di un vergognoso boicottaggio.
I padroni di Biden potrebbero decidere di sparigliare i giochi, di cambiare radicalmente gli equilibri. Certo non nel Medio Oriente: democratici o repubblicani, il sostegno acritico nei confronti di Israele non cambia. Ma anche il Mediterraneo potrebbe vedere profondi cambiamenti in relazione alle scelte di Washington riguardo alla Russia.
L’ottusità americana, insieme al servilismo europeo, ha spinto Mosca ad abbracciare Pechino. Ha obbligato, più che spinto. L’idiozia delle sanzioni, il boicottaggio, le polemiche continue della disinformazione di servizio in Europa e Stati Uniti hanno creato le condizioni per uno spostamento russo in direzione asiatica.
E i democratici Usa hanno picchiato duro proprio su presunti accordi tra Putin e Trump. Però, eliminato l’attuale presidente, proprio i democratici potrebbero decidere di recuperare il rapporto con Mosca. In funzione non solo anticinese ma anche contro l’Europa. Perché, per Washington, la minaccia non è rappresentata solo da Pechino ma anche da una eventuale saldatura europea dall’Atlantico agli Urali (Giggino può cercare i riferimenti sull’Atlante, se qualcuno glielo presta).
Il nemico Putin può dunque diventare il miglior alleato sia per l’Unione europea sia per gli Usa. Persino il perno di una diversa alleanza tra Stati Uniti ed Europa in funzione anti cinese. E questo porterebbe ad una ridefinizione dello scacchiere mediterraneo, a partire dalla Libia. Con l’Italia sempre fuori dai giochi per manifesta incapacità.
Però la solita ottusità americana potrebbe creare le condizioni per una situazione opposta. Washington e Mosca a spartirsi il mondo (non sarebbe la prima volta) a danno di un’Europa che, a quel punto, avrebbe solo l’opzione di un accordo con Pechino. In realtà ci sarebbe anche la possibilità di cavalcare un progetto che rilancerebbe il sogno dei “Non allineati”, andando a recuperare tutti quei Paesi, a partire dall’India e dal Messico (senza dimenticare buona parte dell’Africa), che non hanno alcun interesse ad un ruolo di servi di Washington o di Pechino.
Esiste, però, un problema non irrilevante: chi sarebbe in grado, in Europa, di gestire simili trattative? Ovviamente non il governo dei dittatorelli incapaci che stanno distruggendo l’Italia. Ma neppure i piccoli egoisti dei Paesi Sado. Merkel è ormai alla fine del suo percorso politico. Resta Macron, un disastro in politica interna ma estremamente dinamico sulla scena internazionale. Non è molto, ma è già qualcosa. Servirebbero dei politici capaci in Italia, per gestire la situazione nel Mediterraneo, servirebbero dei politici capaci in Spagna, per agevolare i rapporti con l’America Latina. Non ci sono, nè al governo nè all’opposizione.
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