Lo scontro sulla concessione delle autostrade al gruppo che fa capo alla famiglia Benetton, dopo i morti provocati a Genova, sarà anche sacrosanto ma non tiene conto di un particolare non irrilevante: a chi assegnare la rete autostradale italiana con qualche minima garanzia di pedaggi non da rapina? A chi affidare tutti quei km con la sicurezza di non perdere il proprio tempo a causa di lavori continui che vengono programmati proprio nei giorni dell’affollamento per le vacanze?
Già, perché i Benetton saranno sicuramente colpevoli, ma è l’intero sistema delle concessioni autostradali che andrebbe cambiato. Cancellato per ripartire da capo. Pedaggi indecenti per servizi altrettanto indecenti. Il modo migliore per depredare gli automobilisti italiani ed arricchire gli amici degli amici. La Torino-Milano, 125 km di totale pianura, dove gli unici rilievi altimetrici sono rappresentati dai cavalcavia, è stata classificata come “autostrada di montagna” per garantire una serie vergognosa di vantaggi.
La redditività delle autostrade è altissima, gli investimenti – quando vengono realizzati – sono pagati dagli utenti prima ancora di essere avviati. Rischi? Zero. Rischiano solo gli automobilisti, alle prese con cantieri infiniti, restringimenti di carreggiata, gallerie a doppio senso. Cantieri interminabili ed i gestori risolvono tutto piazzando cartelli con la scritta: “Rischio di rallentamenti e code”. Ma quale rischio? Una certezza provocata dai gestori, non un accidente casuale.
Se nevica si preferisce mettere un cartello di avvertimento invece di spalare la neve. Se un incidente blocca l’autostrada non si chiudono gli ingressi, non si favorisce il deflusso al casello precedente. Si creano ingorghi immensi, code chilometriche pur di incassare più pedaggi.
Insomma, sarà anche sacrosanto cacciare i Benetton, ma se non cambiano le regole, se non si mette fine alla politica dei regali e dei favori ai concessionari, per automobilisti, camionisti, motociclisti non cambierà proprio nulla.