E dopo le provocazioni di Cruciani da Del Debbio; dopo le menzogne degli imprenditori su tutte le reti tv e sui quotidiani; dopo le indecenti prese di posizione dei politici della destra fluida di governo, arriva finalmente un po’ di onestà informativa a proposito dei giovani che non avrebbero voglia di lavorare e che preferirebbero stare sul divano ad attendere il reddito di cittadinanza.
Ovviamente a smentire le falsità sulla difficoltà di trovare manodopera non è uno degli ex grossi quotidiani o dei Tg nazionali bensì Luca Abete a Striscia la Notizia. Con una semplice inchiesta nei bar che espongono i cartelli con la ricerca di personale e intervistando i donatori di lavoro. Che, non sapendo di essere ripresi e registrati, spiegano di offrire ben 100 euro alla settimana. E pure in nero. In un caso in cambio di 6 ore al giorno per 6 giorni ogni settimana. Nell’altro caso si arriva a 9 ore quotidiane sempre in cambio di 100 euro.
E va bene che sono locali di Napoli, dove il costo della vita è inferiore a quello di Milano o anche di Torino e Genova. Ma anche nel capoluogo campano non si sopravvive con 400 euro al mese. E diventa difficile convincere dei giovani ad accettare di essere sfruttati in questo modo indegno.
Però non tutti hanno il coraggio, e la forza contrattuale, della giovane di Genova laureata in ingegneria che ha ricevuto una proposta di lavoro da 750 euro al mese. E l’ha rifiutata perché ha ritenuto offensiva l’offerta economica. Ma lei stessa ha ammesso di aver potuto rifiutare solo perché sapeva di poter contare sul sostegno dei propri genitori. Eppure il rifiuto era sacrosanto, dopo gli anni di studio ed il successivo tirocinio sottopagato. Tirocinio superato benissimo, tanto è vero che, dopo il suo rifiuto, i datori di lavoro le hanno subito offerto una cifra superiore, per non perdere una professionista capace. E lei ha accettato.
Una cifra che, comunque, resta estremamente modesta. E che non permetterebbe di sopravvivere a Milano ma che, a Genova, può consentire una vita modesta. Però il problema vero è proprio questo: perché un giovane dovrebbe sacrificare anni ed anni per studiare e laurearsi se, dopo, deve accontentarsi di una vita di stenti? Se non si può permettere un alloggio decente, se deve limitare le vacanze, se uscire una sera a cena significa rinunciare ad una settimana di cibo decente?
Però la politica finge di non sapere, di non capire. Perché l’unica voce ascoltata è quella di chi pretende di pagare 100 euro alla settimana. E, se non trova gli schiavi, si fa intervistare per lamentarsi di questi giovani fannulloni. Il governo non vuole imporre un salario minimo orario, perché il padronato vuole mano libera sugli accordi con gli sfruttati. Meglio ancora se si fa tutto in “nero”, senza neppure firmare contratti fasulli.
Però lo dice solo Abete a Striscia mentre l’offensiva mediatica contro i giovani che pretendono di essere pagati è trasversale e invade tutti i programmi. Non a caso l’ingegnere genovese è stata criticata da altri giovani che hanno accettato salari anche inferiori. Perché, in un mondo di schiavi, c’è chi ama essere ancora più sfruttato.