Albergatori, impiegate, commercianti, mamme, cantautori, cameriere: i primi nomi della lista indipendentista Pas (Pays d’Aoste Souverain), che si presenterà alle prossime elezioni regionali di settembre, offrono uno spaccato della società reale valdostana. Nomi nuovi, d’altronde il movimento punta a ribaltare una situazione ritenuta non più sostenibile.
Il programma parte dalla necessità della reale applicazione della Zona Franca per proseguire con la semplificazione delle pratiche burocratiche con l’unificazione delle varie commissioni affinché gli agricoltori, le imprese, i commercianti, possano riprendere a fare il loro lavoro anziché passare le giornate negli uffici regionali; e ancora una nuova visione che veda sinergia tra turismo e agricoltura e poi la revisione della legge elettorale con la diminuzione dei consiglieri e la creazione di collegi uninominali affinché tutta la Valle d’Aoste sia rappresentata nel consiglio regionale; senza dimenticare la valorizzazione concreta del patrimonio linguistico ed una visione dell’istruzione intesa come attenzione delle singole peculiarità dell’infante. E infine la rivalutazione dei medici di base e sviluppo del sistema sanitario territoriale.
Un programma ambizioso, soprattutto se si considera la scarsa esperienza politica ed amministrativa dei candidati. Ma, in questa fase, la Valle d’Aosta ha bisogno di idee, di proposte per uscire dal tunnel in cui è precipitata. Ha bisogno di classe dirigente più che di funzionari rassegnati alla routine. Una classe dirigente che può permettersi di ignorare le pagliacciate delle quote rosa che il governo romano voleva imporre. La Valle, molto più avanti (almeno in questo) rispetto alla muffa politicamente corretta dei partiti romani, non ha ceduto e si voterà con la preferenza unica. Per premiare la capacità di donne e uomini e non l’appartenenza ad un genere o all’altro.