A differenza di altri Paesi che hanno seguito l’esempio della Cina, chiudendo tutto per alcuni mesi nel tentativo di azzerare i contagi a costo di grosse ricadute economiche e sociali, la Svezia ha deciso di non istituire un lockdown rigoroso con obblighi di legge. A fine aprile il governo ha pubblicato delle linee guida che raccomandavano alcuni comportamenti che i cittadini avrebbero dovuto seguire per aiutare a tenere bassa la curva dei contagi: lavarsi le mani, stare lontani fisicamente, evitare viaggi non essenziali, lavorare il più possibile da casa.
Agli anziani è stato detto di rimanere a casa ed evitare un contatto stretto con gli altri. Sono stati banditi assembramenti con oltre 50 persone, ma sono state tenute aperte le scuole per gli studenti al di sotto dei 16 anni e non sono stati chiusi i bar, i ristoranti e le palestre, pur dovendo garantire alcune misure di distanziamento fisico.
Sono due importanti testate internazionali, Bloomberg e il Financial Times, a ipotizzare che sia proprio il modello svedese quello vincente nella lotta al Covid-19. Mentre molti Paesi hanno impostato l’emergenza coronavirus su lockdown e isolamento e temono una nuova ondata, la Svezia attua una politica opposta mostrando buoni risultati.
Anche senza lockdown, mascherine e distanziamento sociale, la curva dei decessi e dei contagi registra un calo vistoso e la sua economia è la prima a dare segni di ripresa.
L’epidemiologo di stato, Anders Tegnel, sostiene che le curve del contagio stanno calando e le curve per i malati gravi stanno iniziando ad avvicinarsi allo zero e afferma: “Con i numeri che diminuiscono molto rapidamente, non ha senso indossare una maschera in Svezia, nemmeno sui trasporti pubblici“, Tegnell ha costantemente sostenuto che l’approccio della Svezia è più sostenibile rispetto agli improvvisi blocchi imposti altrove. Con il rischio che Covid-19 rimanga in circolazione per anni, chiudere completamente la società non è un’azione che si può protrarre a lungo termine.
In Svezia non esiste l’obbligo di indossare mascherine, ma non è l’unica a non prevederne l’obbligo, in altri Paesi del nord Europa come Danimarca e Norvegia addirittura non esiste alcun obbligo perfino all’interno dei locali o nei mezzi di trasporto. Anche il governo olandese non impone obblighi particolari sulle mascherine, la discrezionalità se indossarle o meno spetta alle singole città.
Ricapitolando il modello svedese non predispone nessuno stato di emergenza, nessun limite alla libertà dei cittadini, ha lasciato le scuole aperte, nessuna regola di distanziamento sociale e nessun obbligo di mascherine. La Svezia è partita dal presupposto che per fronteggiare un virus, che risulta mortale per persone anziane e malate, l’azione migliore fosse mettere in protezione gli anziani all’interno delle RSA ed evitare l’arrivo dei malati di Covid negli ospedali.
Secondo il Financial Times e Bloomberg, l’economia svedese mostra ottimi segnali, con migliori performance rispetto a tutti gli altri Paesi europei. A confermare l’andamento sono stati i dati trimestrali presentati nelle scorse settimane dalle più importanti aziende del Paese. Giganti come Ericsson, Electrolux, Assa Abloy o banche come Handelsbanken hanno avuto profitti superiori alle aspettative di mercato, o comunque un calo più contenuto rispetto alle attese. Sono state battute le aspettative degli analisti a livello di profitti.
Lo chief executive del marchio manifatturiero SKF ha specificato che i numeri dei risultati trimestrali sono stati tali da aver spinto alcuni economisti a rivedere del tutto le stime del Pil svedese per il 2020, portandolo a livelli certamente non di crescita ma di un netto grado di resilienza all’impatto globale della pandemia rispetto alla media dei Paesi europei.
L’orientamento psicologico ad affrontare senza paura la pandemia mantenendo scuole, uffici, ristornati e fabbriche aperti, non ha danneggiato l’aspetto economico del Paese. Ovviamente hanno ottenuto risultati economici positivi le aziende con forte orientamento al mercato interno. A soffrire di più sono state le aziende con una grossa vocazione all’export, mentre quelle concentrate sui mercati domestici non hanno subito grosse perdite.
L’inusuale strategia del paese scandinavo di non disporre la quarantena generale e di proseguire la produzione ha avuto effetti positivi sull’economia, che ora si trova in uno stato migliore rispetto a quella di molti altri paesi europei. Il risultato in termini di contagio è stato più alto rispetto ad altri Paesi, ma comunque inferiore rispetto alla Francia, Belgio e Regno Unito. Sembrerebbe che essere ricorsi all’immunità di gregge per salvare l’economia abbia pagato.
Naturalmente tutto ciò non previene in Svezia una possibile seconda ondata del virus, ma la scelta di mantenere tutto aperto, compreso le scuole, ha avuto un impatto psicologico positivo sulla popolazione, garantendo uno standard di normalità tra le famiglie.
La strategia svedese di gestione della pandemia ha suscitato discussioni molto animate sui social, nel corso di webinar online e durante trasmissioni televisive tra epidemiologi e altre tipologie di esperti. Fuori dai confini strettamente scientifici, questa discussione si è trasformata in un confronto piuttosto acceso su lockdown sì/lockdown no, tra chi sostiene che chiudere tutto è l’unica soluzione per evitare il disastro e costi alti in termini di vittime e contagi e chi invece è orientato a minimizzare la gravità del nuovo coronavirus.
Concludiamo puntualizzando che la materia è di quelle da maneggiare con cura. Con parte di Europa alle prese con una crescente insorgenza di nuovi focolai di Covid, soprattutto in Spagna e Belgio, responsabilità vuole che a trattare tematiche di questa delicatezza per la salute pubblica siano sempre gli scienziati e i medici.