Premesso che, quando il generale Cadorna morì, Nash aveva solo pochi mesi, la Prima guerra mondiale è famosa per delle grandi inefficienze militari, tutto ciò che la Teoria dei Giochi avrebbe caldamente sconsigliato.
La Teoria dei Giochi possiamo pensarla come la formalizzazione, come lo studio, l’analisi metodica dell’interazione fra due entità dotate di raziocinio le quali cercano unicamente di massimizzare il proprio beneficio; siano esse due cacciatori del Pleistocene che si contendono una preda o una pluralità di multinazionali che si confrontano per l’egemonia nel mercato del 5G.
Premesso ciò, la Teoria dei Giochi, data una situazione in esame che vede due parti contrapposte, risponde cinicamente alla domanda “Come posso massimizzare il mio beneficio da questa situazione?” e ancora se fossimo degli osservatori esterni (degli operatori di borsa che cercano opportunità di investimento) possiamo pensare “Dato che entrambi cercheranno di massimizzare i propri profitti quale risultato potremmo pronosticare?” Ovviamente queste domande l’uomo se le è poste da sempre, molto prima che, appunto, i matematici le formalizzassero in quella branca della logica che è la Teoria dei Giochi.
Messa così capiamo bene che la Teoria dei Giochi ha applicazione ovunque, e così è. Senza voler entrare nel dettaglio della Teoria dei Giochi o della dottrina di Nash che non è lo scopo di questa trattazione, definiamo come Equilibrio di Nash quella situazione nella quale le parti non hanno beneficio a cambiare unilateralmente la suddetta condizione bensì se una di loro lo facesse ne trarrebbe un beneficio minore della precedente situazione di stallo.
Esempio calzante di quanto appena detto è sicuramente la situazione di trincea venutasi a creare nella Grande Guerra. Di fatto né le potenze dell’Intesa né gli Imperi centrali avevano vantaggio a cambiare questa situazione: se una fazione avesse smantellato le trincee sarebbe stata invasa dalla controparte, ma anche assaltare le trincee non sarebbe stato, nella maggior parte dei casi, tanto proficuo quanto non farlo come a posteriori ben sappiamo.
Ecco, la ragione per cui lo stallo di trincea e quindi la Prima guerra mondiale si è protratto così tanto: perché la cosa più conveniente da fare era mantenere le trincee. Le trincee erano Equilibrio di Nash.
Non per nulla la guerra è finita quando lo stallo di trincea non era più equilibrio di Nash, cioè quando assaltare le trincee è risultato per le potenze dell’Intesa più conveniente che non farlo, ovvero a seguito dell’intervento degli Stati Uniti, dell’avanzamento della tecnologia bellica e dell’implosione dell’impero austroungarico. Lo stallo di trincea, a quel punto, non era più equilibrio di Nash.
In fondo cos’ è la Teoria dei Giochi se non applicare alla realtà un po’ di sano buon senso con un pizzico di rigore scientifico?
Probabilmente se Luigi Cadorna avesse avuto presente quanto abbiamo detto, non vi sarebbero stati i suoi tanto famigerati ordini di assalto frontale alle trincee nemiche che possiamo dire quantomeno discutibili. La così detta strategia delle “spallate” sull’ Isonzo, ovvero continui assalti poco sofisticati o addirittura banali, tatticamente parlando, alle trincee nemiche dove il regio esercito non riuscì a sfondare le linee nemiche ma a conquistare solo pochi chilometri di territorio nemico; bottino decisamente aspro per lo sforzo messo in atto nonché per i tanti morti falcidiati gratuitamente dalle mitragliatrici austriache.
Per onore del vero il generale Cadorna non era il solo, era opinione diffusa al tempo fra i vertici militari europei imbevuti di nazionalismo che la vittoria dovesse avvenire grazie a stoici assalti frontali che si concludevano quasi sempre in delle carneficine. Manovre di aggiramento erano ritenute superflue, inutile e codarde. Forse è proprio questo il valore aggiunto che la Teoria dei Giochi può apportare a tutto l’apparato bellico: una certa forma mentis pragmatica e razionale che va in contrasto col fanatismo e la stupidità che troppe volte hanno accompagnato l’Italia sul campo di battaglia.