Fra le attività maggiormente colpite dall’epidemia Covid-19 vi è certamente lo sport, in tutte le sue declinazioni e sfaccettature. La chiusura totale (“lockdown”) dei primi mesi, imposta a tutte le attività economiche e sociali nel paese, si è protratta fino a oggi incidendo sia sulla prassi sportiva, sia sulle abitudini degli italiani, che oggi appaiono tutti imbolsiti, impigriti e depressi. Si spera quindi che arrivi aria nuova allo sport nazionale e questo serva a risollevare gli umori.
Lo sport italiano è fermo alle Linee Guida per l’attività sportiva di base e l’attività motoria in genere, emanate dal Dipartimento allo Sport del Governo il 9 aprile e volte a fornire indicazioni e azioni di mitigazione necessarie ad accompagnare la ripresa dello sport, presumibilmente con la stagione 2020-21. A queste norme devono attenersi tutti i soggetti che gestiscono a qualsiasi titolo siti sportivi o ne abbiano la responsabilità giuridica, con l’obiettivo di costituire un indirizzo comune e unitario e di carattere temporaneo strettamente legato all’emergenza, valido anche per le regioni.
Ogni federazione nazionale o ente di promozione sportiva dovrà a sua volta emanare un Protocollo applicativo, che sarà il punto di riferimento per tutte le società o associazione sportive affiliate. Le linee guida si basano sul contributo tecnico e scientifico del Rapporto “Lo sport riparte in sicurezza” trasmesso dal CONI e dal CIP al Ministro per le politiche giovanili e lo Sport, redatto in collaborazione col Politecnico di Torino e sentite la Federazione Medico Sportiva Italiana.
Quello della FGCI è certamente il più importante, in quanto riguarda lo sport nazionale più popolare e ricco, per stabilire le norme su come svolgere le partite di calcio professionistico “a porte chiuse”, come è stato fino al termine della scorsa stagione. Le altre discipline si sono fermate a marzo e gran parte dei titoli nazionali e locali non sono stati assegnati, rinviando la ripresa delle attività a settembre, ma senza certezze: lo stato attuale della decretazione governativa (i famosi dpcm…) rimarrà in essere fino al 15 ottobre sul piano generale, mentre dal Dipartimento Sport fan sapere che è consentita la partecipazione del pubblico a singoli eventi sportivi di minore entità, al massimo 1000 persone all’aperto e 200 negli impianti al chiuso, comunque esclusivamente nei settori degli impianti ove sia possibile assicurare la prenotazione e assegnare i posti fissi seduti, con adeguati ricambi d’aria, uso della mascherina, applicazione delle norme dad e misurazione della temperatura corporea all’ingresso.
Per eventi di maggiore entità, è facoltà dei Presidenti di regione o Provincia autonoma autorizzare, solo previa emanazione di specifico Protocollo di sicurezza che va sottoposto alla validazione preventiva del Comitato tecnico-scientifico consulente del Governo. Viceversa, sono consentite le competizioni sportive riconosciute di interesse nazionale/regionale dal CONI o dal Comitato Italiano Paralimpico e dalle rispettive federazioni, oppure se organizzate da organismi sportivi internazionali, ma solo a porte chiuse o all’aperto e senza pubblico, sempre nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive federazioni nazionali. Invece, le attività sportive di base e motoria in genere, svolte presso palestre e impianti sportivi, circoli o centri, pubblici/privati che siano, ivi incluse anche quelle attività dirette al benessere individuale attraverso l’esercizio fisico, sono consentite nel rispetto del “distanziamento sociale” e senza assembramento, in linea con le disposizioni adottate dall’Ufficio per lo Sport, sentita la FMSI e fatti salvi ulteriori indirizzi di Regioni o Province autonome.
Per gli “sport di contatto”, la responsabilità è affidata totalmente agli enti territoriali autonomi, sempre dopo aver accertato l’andamento epidemiologico locale e aver individuato i protocolli specifici da attuare per prevenire il rischio contagio, eventualmente anche adottati dalla Conferenza delle regioni e province autonome.
Sul fronte dei controlli ex-ante, sia il Dipartimento che i protocolli federali impongono il tampone naso-faringeo sia agli atleti professionistici, sia a quelli stranieri che vengano a partecipare a eventi sporti internazionali in Italia, che farebbe scattare la cd. “quarantena” nel caso di positività con un effetto domino su tutti gli atleti, allenatori e il personale di accompagnamento presente. Lascia un po’ perplessi la facoltà concessa alle regioni sulla prosecuzione delle attività di bingo, sala gioco o scommesse…
Sul lato economico, il Governo è intervenuto a più riprese per garantire fondi perduti alle società o associazioni sportive che hanno chiesto il contributo per il rimborso dei canoni di locazioni (oggi sono stati 4350 i beneficiari e 3019 i non ammessi perché il contratto d’affitto non era registrato), o per riconoscere un credito d’imposta sulle erogazioni liberali in denaro effettuate per gli interventi di manutenzione, restauro o nuovi impianti sportivi pubblici da parte di soggetti fisici, d’impresa o non commerciali.
Inoltre è ancora attivo il “Bando Sport e periferie” per la selezione di interventi da finanziare nell’ambito della realizzazione o rigenerazione di impianti finalizzati all’attività sportiva agonistica nelle aree svantaggiate e periferiche o per la diffusione d attrezzature utili a rimuovere gli squilibri economici esistenti nella società o infine all’adeguamento o completamento di impianti destinati ad attività agonistica di livello nazionale o internazionale. Ha quindi riconosciuto per il mese di marzo un’indennità di 600euro a tutti i collaboratori sportivi che avessero in atto rapporti di collaborazione con palestre o centri sportivi, mentre il Parlamento approvava definitivamente la legge “Olimpiadi invernali 2026” con cui si stanziano i fondi per i Giochi invernali olimpici e paralimpici di Milano-Cortina e le Finali ATP di tennis che dovrebbero tenersi a Torino nel 2021 e per il quinquennio successivo.
Secondo l’ISTAT in Italia si stimano oltre 20 milioni di persone che praticano attività sportiva con continuità (24,4%) o saltuariamente (9,8%), in crescita continua negli ultimi 25 anni, con punte massime nella fascia di età 11-14 anni (70,3% della popolazione), in gran parte fra i laureati (50%) e diplomati (36%): fra questi prevalgono la ginnastica, l’aerobica, il fitness e la cultura fisica, con oltre il 25% dei praticanti, cui seguono il calcio (23%), gli sport acquatici (21%) e tutti gli altri.
Spicca il numero di coloro (oltre 1 milione di persone) che praticano escursioni o passeggiate in altura, fra cui i bykers o i corridori in quota, mentre è boom per le attività motorie all’aperto nei parchi. Il dato ufficiale del CONI, invece, parla di un movimento sportivo di 4 milioni e 700mila atleti tesserati presso le decine di federazioni sportive o discipline associate, un record raggiunto nel 2017, che segnala una partecipazione femminile al 28% e quella uner18 a oltre il 56%, a fronte di oltre 1 milione di operatori sportivi attivi e di quasi 64mila società sportive affiliate. I dati negativi vedono la decrescita dei praticanti fra gli adolescenti e a seguire gli adulti, il distacco consolidato fra il nord e il centro-sud Italia e una sostanziale distanza fra i generi.
Si aggiunga che il gap dai paesi leader dello sport mondiale è in aumento, nonostante la riforma governativa che ha istituito “Sport e Salute” per distinguere le attività economiche da quelle prettamente sportive, gestite dal solito consorzio federativo che fa capo al CONI. D’altronde i risultati sportivi degli ultimi anni lo dimostrano: in tutte le manifestazioni olimpiche moderne, l’Italia ha raccolto 701 medaglie su 27 partecipazioni, dietro a Francia, Germania, Gran Bretagna, Russia-URSS e Stati Uniti, ma con numeri in decrescita costante nelle ultime edizioni e in generale da 25 anni in avanti.
A livello di competizioni internazionali per club o di nazionali, i risultati non sono certo migliori e si nota un calo costante di successi proprio nello stesso arco di tempo di cui sopra. Qualche eccezione si ha negli sport individuali, come il tennis o lo sci, oppure il nuoto, ma generalmente non vengono presi in seria considerazione sia dai mezzi di informazione che dalle stesse istituzioni sportive nazionali: si pensi che la vittoria, per la prima volta nella storia dello sci alpino, della Coppa del Mondo generale da parte di una ragazza è stata quasi del tutto ignorata, anche dal Quirinale…
Inutile dire che, anche a causa delle gravose norme di distanziamento e prevenzione anti-Covid, nel settore c’è maretta e solo pochi giorni fa son state chieste a gran voce le dimissioni del ministro in carica. Ma credo che i problemi dello sport italiano risalgano a tempo addietro, soprattutto per via di una inefficace programmazione, sia del movimento di base che di quello agonistico, mentre il settore professionistico ha certamente risentito della crisi economica generale che ha ridotto le cifre annue disponibili per gli investimenti in impianti e nell’attività delle società sportive. Che nel caso del calcio, da diversi anni ormai godono di una speciale condizione giuridica che le paragona a società di capitali di fatto, con la possibilità di quotarsi in borsa (vedi Juventus, Roma e Lazio) oppure di avere impianti sportivi di proprietà, ma non hanno ottenuto risultati economici proporzionalmente positivi, mentre diversi club prestigiosi sono passati in mano a proprietari stranieri.
Insomma, si prevede un autunno caldo per lo sport italiano e per l’attività sportiva e motoria in generale, che rappresentando una fetta ampia e crescente del Pil e del reddito nazionale disponibile, potrebbe aggravare la crisi generale in cui versa il paese. Serve nuovo ossigeno.