Seppur impegnato nella difficile campagna elettorale per la rielezione alla Casa Bianca, Donald Trump prosegue il lavoro intavolato nel corso del suo primo mandato per fare nuovamente dell’America latina il cortile di casa degli Usa.
Questa volta il magnate newyorkese ha annunciato la candidatura dello statunitense di origini ispaniche Mauricio Claver-Carone alla presidenza della Banca interamericana di sviluppo (Bid). Le elezioni previste per settembre potrebbero slittare al marzo 2021, periodo in cui Trump potrebbe non ricoprire più il massimo incarico istituzionale a stelle e strisce, ma nei fatti la mossa a sorpresa del tycoon rompe un tacito accordo che ha visto alternarsi sempre esponenti del mondo latinoamericano alla presidenza della Bid.
Il sistema di voto dell’organismo non rispecchia la sua composizione, così nonostante ben 26 dei 43 membri siano Paesi dell’America latina ad essi spetta solo il 50% dei voti e ad essere determinanti sono proprio gli Usa, le nazioni asiatiche (Cina, Giappone e Israele) o quelle europee (Italia e Spagna). Motivo per cui è impossibile non vedere in questa candidatura un nuovo atto della disputa per l’egemonia fra Stati Uniti e Cina, con i primi che sembrano aver lanciato una scalata in perfetto stile da mondo finanziario per portare sotto il proprio dominio un altro tassello oltre alla Banca mondiale.
Un maggior controllo della Bid significherebbe anche un bilanciamento delle operazioni cinesi avvenute nel subcontinente latinoamericano tramite la Banca asiatica per gli investimenti infrastrutturali (Aiib) nel corso di questo nuovo millennio.
Solito spettatore della contesa è l’Europa o meglio l’Unione Europea impegnata a strangolare perfino i propri Paesi tramite il Recovery Found e di certo fautrice di una politica economica fallimentare in ogni angolo del mondo in cui il Fondo monetario internazionale è intervenuto per imporre riforme radicali di austerity per concedere prestiti che i riceventi non potranno mai restituire.