Prendi un grande industriale della nautica, innamorato della montagna, che investe svariati milioni di euro per recuperare un borgo walser rispettando ogni elemento dell’architettura antica, e che lo trasforma in un hotel diffuso di alto livello, in grado di richiamare ex presidenti della repubblica, fotografi di fama mondiale, artisti internazionali. Metti che anche in questo settembre l’imprenditore riesca ad organizzare un prestigioso raduno di auto di classe. In un Paese normale riceverebbe ogni tipo di agevolazioni.
Ma questo non è un Paese normale e, dunque, il fattivo contributo al turismo di charme è rappresentato dall’inizio di rumorosissimi lavori per la realizzazione di un fabbricato che nulla ha da spartire con l’architettura walser e che, curiosamente, non è stato bloccato dalla sovrintendenza (a volte viene da chiedersi a cosa servono certe sovrintendenze..). Ovviamente i turisti fuggono. Hanno scelto una località isolata per trascorrere dei giorni sereni nel silenzio della natura, non per essere svegliati al mattino dal frastuono delle trivelle.
Tutto formalmente in regola, certo. Le buone maniere, il rispetto per il lavoro dei vicini, la lungimiranza legata al turismo non fanno parte delle regole. Si trattava di rinviare i lavori di due settimane. Macché. In Italia gli operatori turistici e le amministrazioni pubbliche non hanno idee e, dunque, sopperiscono con le costruzioni. Il cemento al posto delle iniziative. Anche in quelle località che vorrebbero puntare su un turismo di qualità, di fascia alta ma che continuano ad offrire servizi inadeguati ma sempre più costosi. Cemento e nuovi impianti di risalita, distruggendo valloni incontaminati, costruendo ovunque, abbattendo alberi. Non sono bastate le estati con le seconde case sbarrate, con gli hotel che incolpavano anche le marmotte per le stanze rimaste vuote. Impianti e cemento. Per poi stupirsi se gli ospiti di livello elevato preferiscono un villaggio silenzioso a quasi 2.000 metri invece di un albergo sopra una discoteca o di fronte ad una strada trafficata.
Ma a forza di rumori e cemento si rischia di perdere non solo i turisti ma anche gli investitori che puntano sulla qualità, sul rispetto dell’ambiente e della cultura dei luoghi. Per ritrovarsi con costruttori di grattacieli, di parallelepipedi senza anima, senza storia, senza futuro. Dunque meglio affrettarsi a visitare il villaggio walser di Mascognaz, in Valle d’Aosta. Prima che gli intoccabili diritti del business lo trasformino, con il plauso della sovrintendenza, in un anonimo agglomerato di nuove costruzioni.
Photo credits by Maria Infantino