Luciano Caveri è stato presidente della Regione Valle d’Aosta, parlamentare a Roma ed eurodeputato a Bruxelles (l’unico valdostano ad esserci riuscito). Ora torna in campo con una nuova lista, Vallée d’Aoste Unie.
Sei ritornato?
Quello lo stabiliranno gli elettori. Non sono in un ruolo elettivo dal 2013 e le ultime elezioni risalgono al lontano 2008. Tuttavia ho sempre coltivato la passione civile della politica e sempre nell’area autonomista, dopo l’uscita da una Union Valdôtaine che aveva perso la sua identità e la sta ancora cercando e per questo, con MOUV’, ho dato vita a Vallée d’Aoste Unie con l’ambizione di trovare in futuro un nuovo comune denominatore per l’autonomismo.
Come sta questo autonomismo?
Male! Con il Governo Testolin nella gestione del Covid e di tutto il resto siamo scesi a livelli bassi con logiche rinunciatarie, senza più politica e con una macchina amministrativa allo sfascio. Brutta storia! In più troppi scandali e pure la ‘ndrangheta che si infiltra per fare affari e incidere sulle elezioni. Io ho coscienza e casellario giudicale immacolati e sono in politica dal 1987. Ormai l’area autonomista contiene troppi infiltrati e lo si vede anche dai molti fuggiti in partiti nazionali con vere e proprie capriole. Tanto che penso che oggi bisogna tornare al federalismo, quello abiurato dalla Lega ormai nazionalista e spiegare anche agli indipendentisti – quelli in buona fede – che quella è la strada.
Quale strada?
Ogni nuovo ordinamento valdostano passa oggi intanto con una riscrittura dello Statuto. Sono autore come deputato di alcune riforme importanti che hanno migliorato il testo del 1948, ma è l’impianto che va riscritto con una battaglia politica forte e con la definizione di un principio: l’intesa. Se oggi lasciassimo un testo al Parlamento italiano sarebbe stravolto in modo unilaterale. Invece il testo base va scritto dal Consiglio Valle e modificato nel percorso di legge costituzionale solo con il placet dei valdostani. Ma per far questo ci vogliono coesione e competenze.
Torna Rollandin!
Vero e secondo me ha fatto male. Ha avuto una sua storia e con lui, prima della rottura perché i suoi metodi erano improponibili, ho condiviso passaggi importanti, ma quando ho visto che fingeva di ascoltare ma seguiva solo suoi disegni, come si faceva a restare? Oggi si presenta in una logica di rivalsa che non serve a nulla.
Ti sei sempre occupato dei problemi della montagna e delle minoranze linguistiche.
Vero. Mai pensare che la Valle d’Aosta sia sola con sé stessa. Ci vogliono alleanze per risolvere problemi, guardando agli altri e confrontandosi in una logica aperta che ci arricchisce. La Valle è stata capofila di certe battaglie, ora siamo fanalino di coda e io non ci sto a questa tristezza!
Previsioni?
Le elezioni in estate sono una scemenza e per di più con la pandemia che incombe. Le elezioni comunali in contemporanea forse attenueranno l’enorme astensionismo. La preferenza unica voluta per evitare combine sulle tre preferenza (bastava lo scrutino unificato già previsto e, si fosse voluto, il voto elettronico) è un disastro che crea conflitti dentro le liste. I valdostani decideranno e sono loro che decideranno il futuro. Spero nella saggezza.