Di fronte al disastro del giornalismo italiano non mancano gli inguaribili esterofili che invidiano l’alto livello dell’informazione anglosassone. Così rigorosa, attenta, anticipatrice. Basta prendere il Financial Times. Che ha scoperto, un vero scoop planetario, che i più poveri votano a destra ed i più ricchi a sinistra. Oddio, qualcuno se n’era già accorto prima. Magari quando a Mirafiori il compagno Chiamparino venne sconfitto da Meluzzi allora in Forza Italia. O scorrendo i dati delle ultime elezioni a Roma, Milano, Torino, con i quartieri ricchi a sinistra e quelli proletari sul fronte opposto.
D’altronde la definizione di radical chic non è certo una novità, come gauche caviar o come i bobo parigini. Ed a proposito di Francia bisogna però ammettere che il Guardian è stato estremamente corretto nel raccontare il popolo dei No Mask transalpini. Non la solita narrazione all’italiana, con i media di regime a spiegare che le proteste antigovernative per qualunque ragione sono caratterizzate da partecipanti semianalfabeti, razzisti, con l’alito pesante e con vestiti non alla moda. Il Guardian ha invece descritto una piazza vicina ai gilet jaunes, con titoli di studio elevati, in buona parte femminile, di mezza età.
Ecco, in questo forse sta la differenza tra i due tipi di giornalismo. Nessuna criminalizzazione di quelli che sono comunque distanti dalle posizioni del quotidiano. Nessuna ricerca del particolare folkloristico, del mostro da sbattere in prima pagina. Nessuna disperata ricerca di un saluto romano, di un tatuaggio ambiguo, di una lettura sconsigliata, di una fotografia imbarazzante su Facebook, di una parentela pericolosa. La cronaca politica in stile Novella 2000, Cronaca Vera e Stop piace solo ai direttori dei giornali italiani. Ai lettori molto meno, ed il crollo delle vendite è la dimostrazione più evidente.