Quante volte a scuola non ci siamo ricordati una data alle lezioni di Storia oppure quante volte non ci siamo rammentati una formula matematica…
La scuola a partire dagli stadi iniziali della carriera accademica dell’alunno dà molta importanza all’apprendimento dei singoli concetti i quali, molto spesso, sono slegati da un vero ragionamento o indipendenti da un discorso più ampio e concreto. Banalmente una serie di concetti da imparare. Il sistema scolastico spesso punta sulle capacità memoniche degli studenti, come se un bambino si potesse valutare dal fatto che si ricordi più o meno bene una poesia o ancor peggio valutare la Maturità di un liceale in base al fatto che si ricordi, o meno, una formula chimica o la data di nascita di Giosuè Carducci, il quale sicuramente mi scuserà per averlo disturbato in questi miei ragionamenti…
Ora io mi vado chiedendo se la Fisica o la Chimica che si impartiscono nelle scuole dell’obbligo hanno senso se fatte attraverso formule date e applicate meccanicamente da studenti disinteressati, oppure dovrebbero stimolare curiosità e amore verso ciò che li circonda? Ecco, io credo fermamente che la matematica, scienza per eccellenza, che passa per essere la materia meno concreta e più inutile per la vita (Antonello Venditti cantava “la matematica non sarà mai il mio mestiere”) sia il valore aggiunto che si può dare ai giovani.
Sto parlando di una certa forma mentis pratica e concreta, ma tremendamente realista e umile, che si va concretizzando nel momento in cui si legge una notizia e si ha lo scrupolo, quasi scientifico, di verificarla. La strenua precisione della ricerca e avere la conferma di ciò che si afferma: Il valore della propria parola, di ciò che si asserisce…
Dunque, la matematica e le scienze in generale servono a tediare gli studenti con formule astruse e astratta, oppure a creare donne e uomini attenti a ciò che vedono e sentono nonché la cui parola ha un Valore profondo e un’affidabilità granitica come, appunto, una legge matematica?
Vedete, si pensa sempre che un giovane dopo la maturità sia una persona arrivata, imbottita di concetti, che si accinge ad affrontare una splendida carriera lavorativa. Ritengo che un giovane uscito dalla maturità debba essere una persona che ama la vita, che vuole cambiare il mondo e ha il metodo e la dedizione per farlo. Ecco che questo giovane farà sì di vivere in una società migliore.
Certo è che un giovane che pensa, ha le sue idee e soprattutto il carisma e gli strumenti per comunicarle al mondo fa paura… molto meglio avere persone che si imparano una formula a memoria e che meramente la applicano senza sapere neanche come si è ottenuta.
Pensiamo alla Storia e alla Letteratura, non dovrebbero insegnare agli studenti ad apprezzare la Bellezza, a coltivare un loro spirito critico, a ricercare quel meccanismo tanto sofisticato di causa ed effetto, ad analizzare il presente per creare il futuro, a conservare il dubbio e soprattutto a saper argomentare con sapienza e lucidità le proprie convinzioni… di sicuro è più semplice impararsi la data di morte del Carducci. Evidentemente grande colpa di tutto questo hanno i metodi valutativi: fintato che si valuteranno gli studenti con quiz a risposta multipla, dove occorrere scegliere fra quattro risposte (concetti appunto) slegate da qualsiasi argomentazione, sarà difficile creare una qualsiasi capacità di organizzare e argomentare un pensiero.
Nell’epoca del digitale far imparare concetti, definizioni e dati non ha alcun senso, piuttosto è infinitamente più produttivo dare quegli strumenti per distinguere le informazioni attendibili dalle informazioni mendaci o fraintendibili.
Tutto ciò che voglio dire è che a Scuola deve creare l’Uomo e l’Uomo a sua volta si creerà ingegnere, artista, o giocatore di tennis. Lungi da me demonizzare il nostro sistema scolastico ma ritengo sia utile riflettere su cosa vogliamo trasmettere ai nostri figli.
Semplicemente che priorità intendiamo dare alle future classi dirigenti?