I crimini efferati a danni di innocenti sono all’ordine del giorno. Anzi, in piena emergenza sanitaria sono aumentati, come testimonia l’incremento esponenziale delle richieste di aiuto ai centri antiviolenza (oltre 74% in più) e la diminuzione di quelle al numero nazionale 1522, determinata dall’isolamento forzato che impediva privacy e libertà (meno 55%). Servono pene giuste, e già il fatto che chi commette un omicidio aggravato punito con l’ergastolo non possa accedere al rito abbreviato e quindi a sconti di pena è un piccolo passo avanti. Ma non basta. Serve l’obbligatorietà del lavoro in carcere per risarcire la vittima del proprio reato o i suoi familiari. L’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime lancia una raccolta firme sulla piattaforma Change.org.
Elisabetta Aldrovandi, avvocato e presidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, ci invita a reagire e a riflettere, sugli ultimi casi di violenza, che hanno riguardato Willy Monteiro e Filippo Limini.
La ferocia e la crudeltà di questi episodi hanno lasciato il segno nell’opinione pubblica. Elisabetta Aldrovandi sostiene che il problema non è soltanto sociale, ma giuridico. Chi ha ucciso i giovani Willy e Filippo potrebbe infatti beneficiare del rito abbreviato e dei conseguenti sconti di pena. Proprio per questo Elisabetta ha voluto lanciare una campagna per chiedere stop alla possibilità di accedere al rito abbreviato per chi è accusato di reati che prevedono una pena uguale o superiore a dodici anni. Per reati come la pedofilia, l’omicidio preterintenzionale o la violenza sessuale non dovrebbe essere consentito il rito abbreviato, che riduce la pena fino a un terzo.
Su Il Giornale Elisabetta Aldrovandi riporta il caso di Willy Monteira e spiega: “ Due dei tre sospettati per la morte di Willy avevano già dei precedenti per lesioni, eppure erano liberi; se avessero avuto pene adeguate alla gravità dei loro reati e avessero compiuto un percorso di riabilitazione, a quest’ora, forse, Willy sarebbe ancora vivo.”
Elisabetta Aldrovandi ha voluto lanciare una campagna per chiedere stop alla possibilità di richiedere il rito abbreviato perché è urgente un intervento in materia. La campagna avviata dall’Osservatorio riguarda in primo luogo una raccolta firme sulla piattaforma Change.org. Più persone aderiranno alla compagna è maggiore sarà la possibilità che la legge possa essere modificata. Le difficoltà per raggiungere l’obiettivo saranno numerose. In Italia certi argomenti giudiziari risultano complicati. Ma è giusto avviare una riforma volta a prevenire e sanzionare in maniera equa crimini commessi con estrema violenza come i casi di queste ultime settimane. Per Aldrovandi “servono diritti per le vittime. E la strada per raggiungere questi diritti è una battaglia anzitutto culturale, e di civiltà, da compiere passo dopo passo, perché anche chi subisce un grave delitto possa avere la tutela e la giustizia che merita”.
L’ Osservatorio Vittime ritiene che non vada concesso il rito abbreviato nel caso di reati molto gravi che comportano un danno enorme alla vittima, tanto che da tempo, ormai, si è cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica e istituzionale affinché le vittime trovino quel ruolo, nella ricerca della giustizia, che meritano di avere, ossia un ruolo che tenga conto, nella determinazione della pena, delle conseguenze dalle stesse vissute, a medio e lungo termine, a causa del reato subito. Per fare in modo che la pena detentiva possa essere veramente riabilitativa e rieducativa e debba necessariamente essere proporzionata alla gravità del reato commesso e del danno causato.
Chi vuole sostenere questa importante petizione può firmare al seguente indirizzo: http://chng.it/XNcZV2HXTt. L’iniziativa ha già superato le 20 mila firme.
“È importante firmare per chiedere che venga cambiata la legge – ha affermato l’avvocato – Più persone aderiranno alla campagna e più forte potrà essere la pressione verso chi di dovere affinché si arrivi alla modifica di questa legge. È sbagliato accusare i giudici di scarcerazioni facili, in realtà i giudici applicano soltanto la legge. È sulla legge che è importante intervenire affinché si comprenda la necessità di deguare concretamente le pene alla gravità dei reati tutelando le vittime.”