Tra poche ore l’informazione di servizio potrà comunicare che il governo degli Incapaci non solo ha tenuto, ma ha vinto, respingendo le illusioni del centrodestra. Non c’è bisogno di sondaggi o di sfere di cristallo. Neppure delle sedute spiritiche che tanto piacevano a Prodi. Perché è sufficiente la immancabile incapacità di comunicazione del centrodestra per giustificare i commenti trionfalistici dei rossogialli. Se il referendum vedrà un successo del Si, il merito se lo prenderanno i pentastellati, ignorando l’assurdo voto a favore di Salvini. In caso contrario a vincere saranno le frange più estreme della compagine di governo, e nessuno si ricorderà del No di buona parte della base di destra.
Ancor più evidenti i disastri nella comunicazione per le regionali. Il centrodestra ha raccontato di puntare al 7 a 0. Dunque qualunque risultato al di sotto rappresenterà una sconfitta nel racconto dei media di servizio. E se il trionfo di Zaia in Veneto dovesse essere inferiore al 70/80%, la disinformazione spiegherà che è un segnale di crisi per la Lega. Se poi la sinistra tenesse la Campania (praticamente sicura) e la Toscana (probabile), Zingaretti potrebbe stappare champagne anche perché salverebbe la poltrona di segretario del Pd. Facile immaginare cosa succederebbe se il centrodestra non vincesse in una o più delle altre Regioni. Il lìder minimo non si schioderebbe per i prossimi mille anni, potrebbe continuare ad libitum con i decreti più assurdi.
E si aprirebbe, inevitabilmente, una crisi a destra. Non chiudere la partita almeno 5 a 2 significherebbe andare incontro a contestazioni interne, a richieste di profondi cambiamenti. Significherebbe venir massacrati quotidianamente dai media di servizio, senza la benché minima capacità di replica.
Magari sarebbe persino un bene, poiché obbligherebbe a confrontarsi con una realtà che è diversa da quella raccontata a chi partecipa ai comizi. Una realtà che, anche a livello locale, è fatta di disillusione, di speranze frustrate, di mancate risposte, di assenza di iniziative. Non si può sempre puntare sulla rabbia provocata da Azzolina, sulla povertà creata da Gualtieri, sull’immgrazione favorita da Lamorgese, sulle risate per la totale ignoranza del ministero degli Esteri (ministro e sottosegretario). Se Zaia vince facile e altri no, nelle Regioni e nei Comuni, forse qualche domanda bisognerebbe farsela. Se in Campania si sceglie il candidato sicuro perdente, qualche altra domanda sarebbe necessaria. E, magari, sarebbe persino il caso di rispondere, ogni tanto..