Qualcuno, a destra (tra gli elettori di destra, non tra i burocrati di partito), si illude che la lezione di Puglia e Campania servirà per scegliere un candidato decente a Torino? Qualcuno, a sinistra (tra gli elettori, non tra i vertici dei partiti e tra i loro sodali della società civile), si illude che l’esempio di Emiliano possa venire seguito nella capitale subalpina? Pochi, probabilmente nessuno. A destra ed a sinistra si procede come se nulla fosse successo.
La Torino non più figlia, ma nipote e pronipote per ragioni di età, dell’azionismo non accetterà mai di aprirsi a componenti di destra come ha fatto il governatore pugliese. Nessuna inclusione di idee diverse, nessuna concessione al pluralismo. La gauche caviar basta a se stessa. Madamine e sardine che, come spiegava Mattei, utilizzeranno i partiti della sinistra come taxi per mantenere il controllo sulla città che stanno distruggendo. Se a Roma sopravvive il governo degli Incapaci, se a Torino si è andati avanti con assessori come Lapietra e Giusta, significa che i nipoti del Sistema Torino possono tornare a governare per conto dei nonni.
A destra, invece, si è ancora alla ricerca di un candidato. E visto che i partiti non hanno fatto crescere politici di spessore, si cercano esponenti della società civile. Peccato che la ricerca venga effettuata tra chi è stato già prescelto dalla sinistra per ricoprire ruoli di prestigio oppure tra chi, da posti di potere, ha sempre flirtato con la sinistra ed il Sistema Torino.
Con la brillante prospettiva, chiunque vinca, di affidare la città al Sottosistema Torino rappresentato da maleducati, impreparati, arroganti. Si procede, di corsa, verso l’emarginazione della città dalla scena internazionale e nazionale. Verso l’impoverimento, ma tanto politicamente corretto nel caso della vittoria dei radical chic. E verso l’impoverimento al servizio degli interessi privati di qualcuno nel caso di (improbabile) successo di qualche esponente della società civile in quota centrodestra.
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