Meglio tacere ed essere considerato uno sciocco che parlare e rimuovere ogni dubbio. La frase è attribuita da Stefano Lorenzetto non a Lincoln ma a Maurice Switzer. In ogni caso d’ora in poi può tranquillamente essere riferita ad Antonio Tajani. Il vice leader di Forza Botulino aveva annunciato in tv, lunedì sera, che anche la Valle d’Aosta era stata conquistata dal centrodestra e che la presidenza sarebbe andata ad una esponente di Forza Botulino (arrivata di recente e subito promossa). Fantastico. Peccato che la lista congiunta Forza Italia/Fratelli d’Italia sia stata sonoramente sconfitta e che non entri neppure in Consiglio.
Certo, la Lega ha vinto, è il primo partito e conquista 11 seggi su 35. Ma per governare ne occorrono almeno altri 7. Mica facile, considerando soprattutto l’arroganza che ha contraddistinto in un recente passato qualche esponente leghista di vertice. Così si rischia di rianimare il Pd anche nella Vallée. Un Pd che, dopo essere stato spazzato via alle precedenti regionali, si è mimetizzato in una Civica con altri movimenti che si è piazzata al terzo posto, dietro un’Union Valdôtaine in ridimensionamento.
In Valle d’Aosta è il Consiglio che sceglie il presidente e, dunque, ora iniziano le manovre per comporre una maggioranza un po’ più stabile delle precedenti. Il Pd ha già proposto un’alleanza con i vari movimenti autonomisti, in funzione anti Lega. Non solo l’Uv, dunque. Perché la somma arriverebbe a 14. Con i 4 di Av si arriverebbe a 18, quindi maggioranza risicata. Da ampliare con i 3 seggi di Vallée d’Aoste Unie o con i 3 di Pour l’Autonomie? Nel secondo caso sarebbe divertente assistere alla riabilitazione di Augusto Rollandin, ex presidente considerato come il diavolo dai partiti che ora cercheranno il suo appoggio. Mentre nel primo caso la trattativa dovrebbe coinvolgere un altro ex presidente, Luciano Caveri, che non è stato particolarmente apprezzato dalla leghista Spelgatti candidata alla presidenza.
Insomma, la Valle verrà guidata da chi sarà capace di fare più passi indietro. Magari di chiedere scusa.
Tornando agli esclusi, l’alleanza tra Fdi e Fi si è rivelata fallimentare. Imposta da Roma dove, tanto per cambiare, si è dimostrato di non capire nulla delle realtà locali. E le dichiarazioni di Tajani sono la clamorosa esemplificazione di questa totale inadeguatezza. Infine non è da disprezzare il risultato degli indipendentisti di Pays d’Aoste Souverain. Si presentavano per la prima volta e non sono approdati in Consiglio. Ma hanno gettato un seme.