Irascibile, inaffidabile. Però in grado di spostare gli equilibri consolidati. Ed ora Vittorio Sgarbi, a sorpresa, potrebbe andare a conquistare il Comune di Aosta con il movimento da lui lanciato e che, per la prima volta, ha raggiunto il ballottaggio in una capoluogo regionale. Rinascimento Valle d’Aosta, questo il nome della lista, ha conquistato il 24% dei consensi, alle spalle dell’ammucchiata che vede insieme il Pd, ambientalisti, Union Valdôtaine ed un altro raggruppamento autonomista per un 38% complessivo.
Esclusa, a sorpresa, la Lega che alle concomitanti regionali è risultata al primo posto. Il partito salviniano ha comunque ottenuto il 20% e ad Aosta è andata bene (12%) anche la lista congiunta Fdi/Fi che, al contrario, è stata spazzata via dal Consiglio regionale. Ovviamente il ballottaggio non è soltanto una sommatoria dei risultati del primo turno. Però, se il centrodestra rinuncerà alle solite pulsioni suicide, è tutt’altro che escluso un clamoroso risultato. Perché le liste contrarie all’ammucchiata con il Pd sfiorano il 60%.
Tra l’altro una sconfitta dell’asse Pd/Uv potrebbe pesare anche sulle alleanze regionali. Sconfessata dagli elettori del capoluogo, l’alleanza diventerebbe una sorta di provocazione se imposta a livello regionale grazie al sistema proporzionale.
Ma un eventuale successo di Rinascimento avrebbe ripercussioni anche nazionali. Sino ad ora il movimento lanciato da Sgarbi, e che in alcune fasi avrebbe dovuto coinvolgere anche l’ex ministro Tremonti, era sembrato soprattutto un giocattolino divertente, stimolante, ma utile solo a garantire una successiva candidatura di Sgarbi nelle liste di Forza Botulino. Adesso, invece, si trasforma in un soggetto politico che spiazza gli alleati prima ancora degli avversari.
Un movimento che punta sulla cultura, sul bello. Proposte provocatorie laddove si pensa al futuro solo in termini di cemento, di distruzione dei valloni ancora incontaminati, ignorando completamente le risorse ambientali e culturali da valorizzare in maniera completamente diversa da come è stato fatto sino ad ora. Una sfida difficilissima, ma proprio per questo entusiasmante. E se dovesse avere successo ad Aosta, diventerebbe un modello esportabile in tutta Italia. Con profondo imbarazzo in tutte quelle formazioni che la cultura l’hanno sempre ignorata.