Dopo il Festival del cinema di Berlino, anche l’Academy che assegna gli Oscar ha deciso di cambiare le regole per l’assegnazione dei premi. A partire dall’edizione 2024, per poter essere candidati al titolo di Miglior Film, le pellicole dovranno ottemperare ad alcuni obblighi specifici.
In primo luogo almeno uno dei protagonisti, o uno dei comprimari di peso, dovrà appartenere a una minoranza razziale. E per non dare adito a dubbi ecco indicato l’elenco: «Asiatico, ispanico/latino, nero/afroamericano, indigeno/nativo/nativo dell’Alaska, mediorientale/nordafricano, nativo delle Hawaii o di altre isole del Pacifico».
In subordine «almeno il 30% degli attori in ruoli secondari o minori dovrà provenire da almeno due dei seguenti gruppi sottorappresentati», cioè «donne, minoranze razziali, Lgbtq, persone con disabilità cognitive o fisiche, o che sono sordi o con problemi di udito». E ancora «la storia principale» dovrà riguardare uno o più delle categorie citate. In altre parole il film, per essere ammesso, dovrà obbligatoriamente parlare di donne, di minoranze, di disabilità, di tematiche omosessuali.
La novità è stata annunciata all’inizio di settembre, ma doveva essere circolata già molto tempo prima. Tant’è vero che già diversi film, ma soprattutto moltissime serie televisive, si sono già conformate a queste linee guida.
Citiamo, per fare solo un esempio, la recente Perry Mason, in programmazione sulla piattaforma Sky.
La serie, di cui è uscita la prima stagione in dieci episodi, racconta le vicende pregresse del famoso avvocato statunitense interpretato da Rymond Burr in una fortunata serie di telefilm trasmessi anche dalla RAI negli anni Sessanta.
Se a quei tempi il protagonista era un aitante omaccione sicuro di sé, ora (interpretato da Matthew Rhys, che potrebbe in futuro sostituire Daniel Craig nel ruolo di James Bond) è uno spiantato investigatore privato, afflitto da una serie incalcolabile di problemi, sociopatico, alcolista e fumatore incallito. Ha un’amante messicana, immigrata clandestina. La sua segretaria e tuttofare Della Street, è lesbica. E Paul Drake, che nella serie degli anni Sessanta era un pezzo di marcantonio alto e biondissimo, ora è nero e mingherlino.
Insomma: è tutto in regola secondo le nuove disposizioni dell’Academy e del Pensiero Unico Obbligatorio, secondo i dettami del politicamente Corretto.
Detto ciò va ricordato che la serie, prodotta dalla HBO, è realizzata molto bene. La storia è coinvolgente e piena di colpi di scena. Tuttavia, nel contesto generale, i tre elementi stridono, sanno di posticcio, specie per coloro che ricordano la serie originaria tratta dai romanzi di Erle Stanley Gardner.
Ma visto che a vedere questa nuova produzione saranno soprattutto giovani o, comunque, spettatori che non hanno mai visto gli originali, ecco che queste novità un po’ stiracchiate appariranno del tutto normali. Così come “normali” stanno diventando le scene di sesso omosessuale, o tutte le varianti sulla scala LGBT.
Insomma: chi ha amato 1917 di Sam Mendes, che lo scorso anno ha vinto tre premi Oscar si può mettere il cuore in pace. Capolavori come quello non se ne vedranno più. A meno che il regista non aggiunga che i due protagonisti sono amanti.