In campagna elettorale emerge l’inadeguatezza delle strutture federali che compongono gli Stati Uniti d’America, indebolite da decenni di assalti ideologici e di ostilità nei confronti di tutto ciò che è pubblico. Nelle classifiche delle organizzazioni sanitarie internazionali gli Stati Uniti erano considerati il Paese più attrezzato per affrontare un’epidemia di vaste proporzioni. Nonostante ciò, e con tutto il tempo per prepararsi, avendo visto per settimane in tv i drammi della Cina e, poi, dell’Italia, l’America è stata travolta dal coronavirus finendo per pagare un prezzo addirittura superiore a quello di Paesi meno avanzati.
Un governo federale, non in grado di imporre comportamenti omogenei in tutto il Paese anche davanti a emergenze di estrema gravità. La competizione tra Stati per conquistare le limitate quantità di equipaggiamenti sanitari disponibili sul mercato con la conseguente, straordinaria, impennata dei prezzi (le mascherine passate in pochi giorni da 70 centesimi a 7 dollari al pezzo). Gli Stati Uniti hanno pagato il prezzo delle scelte di governatori irresponsabili, che non hanno limitato la mobilità dei loro cittadini anche quando gli Stati vicini erano ormai da tempo in lockdown, consentendo così al virus di viaggiare indisturbato.
Trump, per recuperare una sottovalutazione iniziale al problema sanitario, lancia il suo piano per la sanità: “America First”. Il tycoon ha annunciato che gli over 65, quelli che si avvalgono della copertura sanitaria nazionale Medicare, riceveranno presto una carta da 200 dollari per l’acquisto di medicinali. “Nessuno ha mai visto una cosa simile prima. Queste carte sono incredibili – ha detto – io mi prenderò sempre cura dei nostri meravigliosi anziani”.
È da precisare che negli Stati Uniti, il sistema sanitario, da sempre al centro di battaglie politiche durissime, è fatto di una parte pubblica e di una privata. Quella pubblica è composta da programmi di cura sostenuti dai contribuenti: il Medicaid, che prevede l’assistenza alle persone meno abbienti, e il Medicare, per i cittadini over 65 anni e per i disabili. Quella privata si realizza invece tramite le assicurazioni sanitarie, che di solito vengono negoziate con il datore di lavoro che detrae le quote direttamente dallo stipendio del lavoratore.
Presentando il suo piano, Trump ha accusato lo sfidante democratico per la Casa Bianca di “socialismo” e ha avvertito che se venisse eletto i costi della Sanità “salirebbero alle stelle”. Il tycoon ha dunque rilanciato sui brogli elettorali che potrebbero portare Biden alla vittoria facendo “collassare” l’economia.
Trump ha promesso di scardinare tutti quei meccanismi che tengono in ostaggio il sistema sanitario americano, relegandolo in una posizione di arretratezza e con costi esorbitanti (medici oltre modo costosi, tariffe ospedaliere moltiplicate rispetto altri Paesi avanzati, farmaci e esami di laboratorio che possono costare cinque volte il prezzo in Europa). Si scaglierà quindi contro le potenti lobby dei farmaci e le altre organizzazioni sanitarie che finanziano la politica ottenendo in cambio la rinuncia a introdurre controlli e meccanismi di concorrenza internazionale.
Forse lo stesso Trump ha compreso, come sosteneva un altro Presidente americano, che “Lo Stato è il problema, non la soluzione”. Il fortunato slogan di Ronald Reagan incarnava la volontà di quel presidente americano di combattere gli eccessi burocratici e i limitati interventi democratici di uno Stato federale. Il paradosso è la natura stessa del sistema sanitario americano costruito sull’idea che la salute sia una responsabilità individuale dei cittadini.
La pandemia ha reso consapevole Trump, sul fallimento di una visione della società che non contempla un minimo livello di assistenza come un bene pubblico da tutelare nell’interesse collettivo. Trump riconoscendo la debolezza del sistema si è dovuto affannare a promettere ai tantissimi dipendenti che non vengono pagati se non si presentano al lavoro che avrebbero ricevuto regolarmente lo stipendio anche rimanendo a casa in malattia. Adesso in piena campagna elettorale cerca di accattivarsi il voto della fascia più debole della popolazione, gli over 65 e i disabili, perché la corsa alla Casa Bianca non ammette distrazioni.