Il Movimento 5stelle nel pieno della sua prima, vera, drammatica crisi di identità e di consensi. Tutti, ma proprio tutti, i sacri ideali delle origini sono stati traditi, la prova di governo di ministri grillini è pessima, i voti dimezzati, il partito diviso in bande, i parlamentari in fuga.
Vera e propria bufera politica sui compensi del presidente dell’Inps Pasquale Tridico, il suo stipendio ammonta a 150 mila euro, il 50% in più del suo predecessore Tito Boeri che guadagnava “solo” 103 mila euro l’anno. In una lettera a Repubblica Tridico si ritiene sorpreso per come sia stata montata la vicenda e di come il mondo dei social gli abbia riservato insulti e minacce. Una brutta vicenda arrivata, peraltro, quando gli scandali dei bonus e delle casse integrazione mai pagate sono ancora ben lontani dall’essere stati risolti. Tridico vede nella diffusione di questa notizia il tentativo politico di attaccare l’esecutivo Conte. “Infangano me per colpire il governo” dice alla Stampa, ribadendo di non aver alcuna intenzione di dimettersi. E rilancia, mettendo in evidenza il collega di area leghista Gian Carlo Blangiardo: “Perché se il presidente dell’ Istat prende 240mila euro non si scandalizza nessuno?”.
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio cercano chiarezza in merito, lo stesso Conte dichiara: “Non ero informato, ovviamente ho chiesto accertamenti, vorrei approfondire la questione. Poi formulerò una valutazione più completa”.
La direttrice delle risorse umane dell’Inps, Maria Grazia Sampietro, precisa che “non sono stati corrisposti al Presidente compensi arretrati e, in ogni caso, non è mai stata prevista l’erogazione di un compenso arretrato per il periodo che va da maggio 2019 al 15 aprile 2020. Pertanto, la notizia apparsa sul quotidiano La Repubblica in merito ad un compenso arretrato al Presidente pari a 100 mila euro è “priva ogni fondamento”. A confermare le sue parole un decreto arrivato dal ministero del Lavoro firmato dai ministri Catalfo e Gualtieri il 7 agosto 2020 che chiarisce lo stipendio lordo annuo del Presidente, Vice Presidente e di tutti i consiglieri Inps ed Inail. Non sono ovviamente previsti arretrati. il decreto ha fissato i compensi annui (al lordo delle ritenute fiscali e dei contributi previdenziali) del presidente a 150.000 euro.
Una cifra che l’opposizione ritiene “immorale” secondo le durissime le parole di Matteo Salvini: ”Invece di aumentarsi lo stipendio, prima paghi la cassa integrazione alle centinaia di migliaia di lavoratori che la aspettano da mesi, poi chieda scusa e si dimetta”. Gasparri vuole denunciare anche la immoralità del mondo grillino che invoca tagli per gli altri e prebende per i propri esponenti.
Mara Carfagna giudica tutto questo uno scandalo e lo è ancora di più nel momento di crisi che stiamo vivendo con la cassa integrazione non versata o erogata in perenne ritardo, con le persone che perdono il lavoro, le aziende e gli esercizi commerciali che chiudono.
L’opposizione giudica Tridico: “Un incompetence che ha fatto solo danni, che ha mal gestito l’istituto di previdenza con imperdonabili ricadute su milioni di italiani ma che, secondo il Governo Conte, merita addirittura un premio. Adesso basta, la misura e’ davvero colma. Si richiedono le dimissioni di Tridico e le scuse immediate di tutto l’esecutivo per questa ennesima vergogna firmata Movimento 5 stelle”.
Il predecessore di Tridico, Tito Boeri, stimato economista della Bocconi, prendeva103 mila euro lordi, meno del suo reddito precedente e soprattutto molto meno rispetto al tetto di 240 mila euro fissato dal governo per i vertici della pubblica amministrazione. Quando Tridico, giovane economista dell’Università Roma Tre, venne nominato per volere di Di Maio, il 22 maggio 2019, dovette dividere l’emolumento di 103mila euro con il vicepresidente (transitoriamente Adriano Morrone), figura reintrodotta su richiesta del leader della Lega, Matteo Salvini, allora al governo, col preciso scopo di marcare stretto il presidente grillino, già allora guardato con diffidenza dal Carroccio. Così circa 62 mila euro furono attribuiti a Tridico e il resto al vice.
Nel 2019 Di Maio, in qualità del ministro del lavoro, intraprese l’adeguamento dei compensi.
Nel corso dell’iniziativa “Il Welfare con una nuova identità unica e digitale” presso la sede dell’Inps a piazza Colonna a Roma, il presidente dell’INPS ammette le debolezze del governo giallorosso durante l’emergenza sanitaria. Molti ritardi nelle erogazioni della Cig, soprattutto di quella in deroga, visto che quella ordinaria, emergenziale, è stata in larga parte anticipata dalla imprese. La procedura per riconoscere l’ammortizzatore d’emergenza è stata poi semplificata, a luglio/agosto si sono recuperati, parte, dei ritardi. L’ultimo dato di pochi giorni fa lo ha fornito lo stesso Tridico: sono in attesa, tra ritardi ed errori nelle domande, circa 30mila lavoratori, a fronte di 11 milioni di prestazioni erogate.
Secondo alcuni addetti ai lavori la cifra riservata a Tridico è addirittura bassa per uno che ricopre un ruolo così importante. Professore ordinario di economia, segretario generale di una importante associazione di economisti europei, Fulbright scholar, Jean Monnet chair, dottore di ricerca, autore di libri e articoli scientifici. Ma la polemica politica è montata per tempi e modi in cui si è verificato questo aumento: per il centrodestra Tridico dovrebbe dimettersi non per lo stipendio, ma per essere incapace, considerato che l’Inps è l’ente che più è andato in difficoltà durante l’epidemia da coronavirus,
Tridico oggi è una figura controversa per due motivi. Per l’ideazione del cosiddetto reddito di cittadinanza e per la sua vicinanza al Movimento 5 Stelle. Da mesi è al centro di attacchi personali, giornalistici e politici molto duri. Dai navigator pagati per non essere utilizzati, cifre illegittimamente elargite a boss mafiosi e criminalità di ogni specie, percettori del sussidio che rifiutano le proposte di lavoro e preferiscono rimanere sul divano. C’è solo una strada da percorrere, impiegare le risorse per favorire la creazione di veri posti di lavoro.