Mors tua vita mea. In attesa che il lìder minimo ed il governo degli Incapaci inventino nuove restrizioni, la Valle d’Aosta si prepara ad approfittare della situazione disastrosa dello sci in Piemonte. Da un lato, infatti, l’alluvione ha colpito pesantemente le strutture di una stazione come Limone Piemonte, mettendo in ginocchio il turismo montano in tutta l’area; dall’altro i comportamenti del governo nazionale hanno spinto la Via Lattea a non mettere in vendita gli abbonamenti stagionali per il comprensorio delle cosiddette “montagne olimpiche”.
Con una serie di effetti a catena. A Pragelato, ad esempio, il Club Med ha deciso di non aprire la struttura nella stagione invernale. Evidenti le ripercussioni negative sul territorio. Niente occupazione stagionale, nessun incasso per la tassa di soggiorno, nessun acquisto nei negozi. Zero! E gli ospiti dirottati nelle strutture francesi del gruppo.
D’altronde si può anche comprendere la scelta della Via Lattea. Vendere gli stagionali con il rischio di chiudere tutto, e di ritrovarsi invischiati in una infinità di contenziosi legali, solo perché un ministro che non ha mai visto la neve si è convinto che i virus siano contenuti nei fiocchi che cadono dal cielo? Vendere gli abbonamenti e ritrovarsi con code chilometriche, e dunque con l’impossibilità di sciare, solo perché un sedicente esperto a gettone crede che il ricambio dell’aria ci sia solo in aereo e non su una seggiovia?
La Valle d’Aosta, invece, questa volta ha deciso di rischiare. Forse nella convinzione che, se poi il governo nemico delle autonomie ordinasse di chiudere, i soldi incassati non verrebbero restituiti. Tanti, maledetti e subito. Perché, in fondo, dei turisti non frega niente a nessuno. Sono un fastidio indispensabile per il business, ma se pagano e poi restano a casa, meglio ancora. Bisognerebbe fare in modo che pagassero anche il soggiorno in hotel senza andarci, il ristorante senza mangiare, l’abbigliamento per lo sci senza ritirarlo nei negozi.