..E anche questa volta vinciamo la prossima.. No, non è il tormentone utilizzato dall’Italia anti juventina a proposito della Champions. Ma è riferito, in questo caso, al centrodestra impegnato con le prossime elezioni comunali di Torino. “Impegnato” è un termine sicuramente eccessivo, visto che l’unico impegno reale è dedicato alla sconfitta verso cui si marcia con grande sicurezza. “Cercasi candidato disperatamente”, e già le difficoltà su questo fronte indicano le prospettive di successo.
Al momento il centrodestra aspetta solo il No di Paolo Damilano, sostenuto da Giorgetti (che piemontese non è) ma sostanzialmente ignoto ai torinesi, a parte la sinistra radical chic che lo ha collocato ai vertici della Film Commission. Ma il nuovo corso della Lega prevede candidati della società civile, dunque vanno bene anche quelli che piacciono agli avversari. Peccato che, poi, votino i cittadini e Damilano, da imprenditore di successo, ne è consapevole e dunque eviterà la brutta figura.
Difficilmente andrebbe meglio a Licia Mattioli, ex presidente dell’Unione industriale di Torino e vicepresidente di Confindustria nazionale a fianco di Vincenzo Boccia, il presidente in quota Pd. Nessuno ricorda una sola presa di posizione di Mattioli che possa aver entusiasmato un elettorato torinese di centrodestra. Molti ricordano i suoi flirt intellettuali con tutta la gauche caviar subalpina.
Ma se la ricerca di un candidato votabile è difficile, ci pensa l’assessore regionale Gabusi, in quota Forza Italia, a risolvere i problemi cancellando anche i potenziali elettori. Da assessore al personale è riuscito a far imbufalire i dipendenti regionali con una gestione pessima del lavoro agile e pure peggiore nel tentare di obbligare tutti al rientro in ufficio. I dipendenti che lavoravano da casa non hanno avuto rimborsi sui consumi elettrici e sui costi di internet. In compenso l’assessore ha tolto i buoni pasto, perché a casa non si mangia anche se si lavora.
Ora Gabusi pretende che i dipendenti ritornino in ufficio ma, essendo anche assessore ai trasporti, non ha fatto nulla per migliorare la rete di autobus e tram. Dunque aumenterà l’affollamento proprio mentre si pretende che i sudditi evitino i luoghi affollati. Ma a Gabusi interessa solo che i dipendenti vadano a mangiare nei bar del centro. I negozi dei quartieri dove vivono i lavoratori non interessano all’assessore. Che, ovviamente, non si è degnato di chiedere di abbassare i prezzi nei locali del centro, per adeguarli ai livelli degli importi dei buoni pasto.
Così, in un colpo solo, ha scontentato i lavoratori, ha aumentato i rischi di contagio, ha penalizzato i negozi al di fuori del centro storico. E tutto per accontentare i vertici dell’associazione commercianti che, tanto per cambiare, hanno sempre sostenuto la sinistra torinese.