C’è stato un tempo in cui anche in Italia si festeggiava iI 12 ottobre, ora semplicemente giornata del ricordo di Cristoforo Colombo per delibera governativa. Quest’anno, però, l’anniversario assume connotazioni particolari in conseguenza degli attacchi contro le statue del navigatore genovese. Un branco di cialtroni ignoranti si sono dedicati alla distruzione non di un monumento ma di un simbolo della storia europea. Tra l’altro senza la benché minima giustificazione.
Perché se qualcuno aveva il diritto di lamentarsi di Colombo, non erano certo gli afroamericani. I discendenti degli indigeni sì, che si tratti di eredi dei Maya, degli Incas, degli Atzechi, dei pellirossa. Ma Colombo, nelle isole dove è sbarcato, africani non ne ha incontrati. Perché, ovviamente, non c’erano. Un particolare che, evidentemente, è sfuggito non solo ai delinquenti che abbattevano le statue ma anche ai dementi e vigliacchi che hanno permesso le devastazioni. O che, spesso, le hanno ordinate per compiacere le bande di criminali. D’altronde sono stati tollerati anche omicidi, saccheggi, violenze, purché i responsabili facessero parte delle bande politicamente corrette.
È un anticipo di ciò che ci spetta anche in Italia grazie al dilagare dei nemici dell’identità nazionale, come è stato sottolineato in un convegno organizzato a Monfalcone da Adriano Segatori nell’ambito di un progetto di Marco Valle (#nessunotocchicolombo). La firma della convenzione Faro va in questa direzione. Con l’accettazione dell’idea che la nostra cultura possa essere censurata per evitare di infastidire i nuovi arrivati. Cancellare Colombo in America per poi cancellare Shakespeare in Inghilterra, Dante in Italia, Platone in Grecia, Molière in Francia, Nietzsche in Germania, Cervantes in Spagna.
Non è un caso che il pessimo governo di Madrid si sia impegnato nella distruzione delle tombe dei personaggi storici non graditi al regime sinistro. Un inizio inquietante del processo di cancellazione delle radici. Perché le radici sono fondamentali per ogni cultura e, dunque, bisogna eliminare ciò che nutre quello che resta di un retaggio alla base della natura stessa dell’Europa.
Si rimettono le mutande alle statue di Michelangelo, si coprono affreschi, qualche imbecille americano pretende che l’Italia abbatta l’Eur (e in questo caso si può anche pensare che Colombo avrebbe fatto meglio a cambiare rotta..), si eliminano cattedrali per sostituirle con parcheggi o supermercati. In fondo è solo l’ennesimo esempio di finestra di Overton: si parte dalla censura delle canzoni di Natale, si passa con la guerra alle statue, si finisce con l’eliminazione del Colosseo come simbolo di un Impero da condannare a prescindere.
L’importante è distruggere l’Europa, gli europei, le tradizioni, la cultura. Il Pd procede rapidamente su questa strada, tra Lamorgese e Franceschini, mentre non ci si può illudere sulla reazione di una opposizione che ignora ogni aspetto culturale e che non ha il coraggio di contrastare i cialtroni politicamente corretti.