Tante volte la plebe romana si è ritirata sull’Aventino e tante volte è tornata a Roma presa per i fondelli, ma ci sono stati casi in cui ha dimostrato la propria forza e ha cambiato l’assetto della Repubblica.
Si trattava però di lavoratori, non di renitenti alla vanga come oggi ce ne sono troppi in giro. Eppure resta qui una finta opposizione che, se non fosse collusa e connivente in massa, sceglierebbe la via delle dimissioni.
Così le categorie, i veri lavoratori, gli operai, i veri imprenditori, i vecchi, i giovani, i firmatari hanno il potere di far sentire la loro forza, ammesso che la vogliano riconoscere, togliendosi i prosciutti dagli occhi.
I Romani sull’Aventino furono renitenti alla leva, avanzarono richieste per rimettere i debiti, per avere libertà e autorità, per non essere imprigionati, per avere diritti personali e sociali e in certi tempi, infine, li ottennero in parte.
Sinergie, unioni in un’Italia che finora ha venduto anche sua madre, in una Italia individualista che se, però fosse coesa, sarebbe una bella Italia capace, quella stessa di Pietro Micca, di Balilla, dei moti contro Bava Beccaris. Un’anima venduta fatta di anime perse senza futuro, ora.
Un’Italia troppo ignorante, con la generazione millennials che non sa leggere nemmeno la Gazzetta dello sport, un’Italia, un governo che si nutre e comanda una artificiosa comunicazione che manda in pubblicazione decreti che poi smentisce, per sondare il malessere e correggere il tiro, mentre la pace che l’Unione Europea ha finto di costruire è diventata la più funesta delle guerre reali e non dichiarate, mentre la pace è un territorio sovrano autoamministrato, certo non da folli. Ma l’anima del mondo perdura e l’ordalia prima o poi arriva. Ma questa è la prossima storia: quella dei sopravvissuti.