In Regione Piemonte serve un tagliando, un rimpasto. Si può chiamarlo come si vuole, basta che si faccia. A partire dalla sostituzione dell’assessore Gabusi, ormai insopportabile per tutti coloro che, in Regione, sono obbligati a confrontarsi con l’assessore al Personale. Certo, da buon forzitaliota preferisce far felici i pochi baristi esosi del centro piuttosto di occuparsi delle migliaia di dipendenti a cui ha tolto i buoni pasto perché gli dà fastidio che li utilizzino nei negozi semicentrali o periferici.
E da assessore anche ai Trasporti se ne frega se i lavoratori siano costretti ad arrivare in centro città viaggiando su treni e bus sovraffollati. Liberi di contagiarsi, purché spendano 10 euro per una insalata e un bicchiere d’acqua nei locali che piacciono all’assessore.
Quante migliaia di voti costeranno, al centrodestra, i comportamenti arroganti di Gabusi? Persino il sindaco penta stellato Appendino ha capito che, a fronte dei disastri provocati a Torino, era meglio farsi da parte in vista delle elezioni comunali di primavera. Agevolando, in questo modo, un pateracchio con il Pd che non ha mai nascosto il fastidio nei confronti di Appendino.
Ma Gabusi si guarda bene dal seguire l’esempio del sindaco. Un esempio che dovrebbe essere seguito non solo da lui. L’emergenza Covid ha permesso di nascondere una serie impressionante di inefficienze in vari settori, ma non ci si può illudere di continuare a distrarre i piemontesi con virus e mascherine. Dunque meglio correre ai ripari subito. Sostituendo i provocatori, gli incompetenti, i fagnani, i timorosi. Serve un segnale di coraggio anche in vista delle elezioni comunali, ma serve soprattutto perché il Piemonte ha bisogno di maggiori capacità, di una strategia, di una visione meno miope.