Vienna è lontana. Sconosciuta per Giggino, inesistente per un centrodestra che dovrebbe preoccuparsi per i risultati del voto nella capitale austriaca. La città è storicamente “rossa”, dunque non stupisce che sia governata dai socialdemocratici. In alleanza con quei Verdi che, a livello nazionale, sono invece alleati con i popolari al governo. Ma forse è più interessante notare che i Verdi sono rimasti stabili mentre i socialdemocratici sono cresciuti ulteriormente.
Sul fronte dell’opposizione i popolari hanno raddoppiato i voti, incassando quelli persi dai due partiti di destra. E l’astensionismo ha continuato ad imperversare. Inevitabile dopo i disastri provocati da Strache che, di fatto, ha distrutto il Fpo e non ha favorito il successo del suo partito personale nato dopo la scissione. I popolari, a Vienna, sono stati in grado di raccogliere buona parte dei consensi di destra solo perché hanno una politica molto diversa da quella, moderata e ottusa, dei popolari di Kurz a livello nazionale.
È evidente che l’elettorato di destra – forte soprattutto lontano da Vienna, nell’ennesima riproposizione dello scontro tra città e contado/montagna – aspetti la creazione di un nuovo partito, di un movimento in grado di rappresentare un sentimento per nulla minoritario ma che non può trovare casa in contenitori guidati da dilettanti allo sbaraglio. Politici che funzionano mediaticamente ma che sono privi di sostanza. Influencer della politica e nulla più.
Un problema di sostanza che riguarda anche i Verdi. L’onda del successo si è arenata di fronte alle imposizioni per il Covid, la narrazione ambientalista non è riuscita ad imporsi sul catastrofismo di regime. Poco importa se negli spazi aperti sulle Alpi il virus circolava poco o nulla e nelle città inquinate i contagi dilagavano: la narrazione governativa impediva di far comprendere che l’eccessiva concentrazione di persone nelle grandi città, a partire da Vienna, è un male da combattere. Ma un male politicamente corretto, dunque non solo accettabile ma pure obbligatorio.
I Verdi in Italia non esistono, dunque il problema non si pone. Ma la lezione viennese dovrebbe essere studiata dalle destre italiane. La pazienza del loro elettorato è finita. Lo si è visto alle ultime elezioni comunali, ma pare che i vertici dei due partiti non se ne siano accorti. Certo, in Italia non esiste un partito come i popolari in grado di recuperare parte dei consensi. Forza Italia non ha la benché minima credibilità. Ma l’astensionismo può crescere a dismisura, condannando il centrodestra all’ennesima sconfitta, in primavera, a Roma, Milano e Torino.